Chiorazzo: nessuna sfilata ministeriale potrà nascondere il fallimento di Bardi sulla Sanità
In questi giorni, nelle strutture sanitarie lucane, è più facile incontrare un ministro che un dirigente medico.
Le passerelle a soli fini elettorali sono sempre sgradevoli, ma diventano scandalose quando in ballo c’è la salute e dunque la vita dei pazienti.
I cittadini lucani sanno perfettamente che per accedere ad accertamenti, visite specialistiche e interventi chirurgici presso il Servizio Sanitario Nazionale ci sono liste di attesa di mesi se non di anni, pagano 90milioni l’anno ad aziende di altre regioni per prestazioni che le ASL lucane non riescono a rendere, privandoli di un diritto.
Chi può permetterselo aggiunge soldi propri per prestazioni che dovrebbero essere garantite dal pubblico, ma non qui in Basilicata.
Per tutte queste ragioni è inaccettabile assistere alla sfilata di mezzo governo, chiuso nelle sale di convegni costosi e patinati, che parlano di una realtà e di un futuro che non esiste.
Un futuro che non esiste anche perché proprio a Roma, è notizia di ieri, si è deciso un taglio di 780 milioni di euro l’anno per il finanziamento dei Livelli Essenziali di Assistenza sanitaria e una riduzione ancora più cospicua (1.2 miliardi) di trasferimenti di fondi del PNRR alle Regioni per la messa in sicurezza sismica delle strutture ospedaliere.
Nel frattempo, negli ospedali di Potenza e di Val D’Agri, chiudono i bar, con sedici persone licenziate, giusto per rendere la vita ancora più faticosa ai pazienti e al personale medico.
Da una parte c’è la propaganda, dall’altra c’è la realtà. La realtà dice che Bardi, Pittella, i ministri in parata, il governo Meloni vuole dismettere la sanità pubblica, tradendo la Costituzione.
Chi non vuole arrendersi a questo destino, chi vuole tutelare il proprio sacrosanto diritto alla cura, ha la possibilità, col voto del 21 e 22 aprile, di bloccare questa distruzione volontaria del sistema sanitario pubblico della Basilicata.