CRONACA

L’ Emergenza carceri lucane è una questione europea

L’emergenza che registrano le carceri in Basilicata per il sovraffollamento di detenuti e le condizioni stressanti di lavoro del personale penitenziario non è questione che riguarda in generale solo tutti gli istituti italiani.

Al 30 aprile scorso i detenuti nei tre istituti sono 491 (57 stranieri, 68 con condanne non definitive) per una capienza di 368 persone.

La carenza di agenti-assistenti si fa risentire sempre più pesantemente. Purtroppo, né i Parlamenti nazionali, né le organizzazioni intergovernative – Unione europea, Consiglio d’Europa, Onu – sono in grado di affrontare efficacemente il problema.

C’è dunque bisogno che il nuovo Parlamento Europeo e i nuovi organismi dell’Ue se ne occupino con l’attenzione che sinora è mancata.

Di questo hanno discusso una delegazione del S.PP. guidata dal segretario generale Ado Di Giacomo e l’europarlamentare Aldo Patriciello (Lega) che si è dimostrato sensibile e disponibile ad affrontare questa emergenza specie a tutela del personale penitenziario.

Nell’incontro è stato evidenziato che sono circa 500mila le persone rinchiuse negli istituti penitenziari europei, pari a 108 detenuti ogni 100.000 abitanti, con incremento annuo del 15%. La proporzione più alta tra detenuti e popolazione si ha in Ungheria con 200, Polonia sono 190, in Repubblica cieca e Slovacchia 181.

I Paesi dove invece ci sono meno detenuti in base alla popolazione sono Finlandia, Paesi Bassi e Slovenia. In Italia in alcuni istituti il sovraffollamento supera il 130% facendone un “caso europeo”. Inoltre i detenuti italiani all’estero sono più di duemila, la metà dei quali ancora in attesa di condanna.

Le nostre carceri sono indecenti, il numero dei suicidi è altissimo, gli stranieri nelle nostre carceri sono quasi diciottomila (un numero nove volte superiore a quello dei nostri connazionali detenuti all’estero), la Corte Europea di Strasburgo ha più volte condannato l’Italia per le condizioni delle nostre carceri.

Sono questi elementi – hanno condiviso Di Giacomo e l’on. Patriciello – a richiedere un’iniziativa forte a livello europeo. Il “caso Salis” è servito a riaccendere i riflettori sulle condizioni dei detenuti in alcuni istituti penitenziari esteri ma – è stato sottolineato – non è risultato sufficiente a  definire l’adozione di una Carta penitenziaria europea che stabilisca parametri comuni sui luoghi di detenzione, sul trattamento penitenziario ed un efficace sistema di controllo e di sanzioni.

All’interno di questa Carta – hanno convenuto Di Giacomo e l’on. Patriciello – devono trovare spazio le problematiche del personale penitenziario con tutta la specificità italiana che registra il più alto numero di aggressioni rispetto agli altri Paesi Europei e il più alto livello di sottodimensionamento di organici rispetto alla popolazione carceraria, insieme a regole penitenziarie europee.

Pulsante per tornare all'inizio