Raffaello de Ruggieri presenta la Zona Economica Speciale della cultura di Matera
la “Fabbrica Giardino” di La Martella
Esprimere lavoro in una bella fabbrica può essere attraente e determinante per la scelta dell’investimento.
(Adriano Olivetti).
L’idea di insediare in Basilicata, nella città di Matera, fabbriche della conoscenza risale al 1987, quando si riconobbe nella produzione culturale il ruolo distintivo della città.
Una cultura che non si compra e che non si consuma, ma che si produce, si scambia, si diffonde e si alimenta del territorio.
La forza di questo concetto e le azioni conseguenti hanno portato Matera ad essere la prima città meridionale riconosciuta Patrimonio Mondiale della Umanità (Unesco 1993) e alla sua designazione a Capitale Europea della Cultura 2019.
Si è pensato, quindi, di capitalizzare la riconosciuta vocazione di Matera che ha tradotto il capitale fisso di storia nel ruolo della città per il suo sviluppo: un luogo che ha avuto la capacità di trasformare la cultura in valore economico.
Con questa tensione è sedimentata la scelta di futuro della Zona Economica Speciale della cultura di Matera, convinti che la nuova autonomia economica del Mezzogiorno passa da un rapporto stretto tra identità e tecnica, tra autenticità e innovazione.
Matera ha tradotto in progetto la coerenza di tale principio, senza paura di partire dal Sud perché convinta che il Mezzogiorno debba rivendicare ciò che serve e non già ciò che manca. Ed oggi quello che serve sono spazi di produzione economica capaci di esprimere lavoro e occupazione.
Non è un’aspirazione, ma una esigenza morale per contenere la dilagante migrazione delle energie giovanili e professionali del Sud, che sta desertificando i territori.
Si impone quindi un cambio di visione: Matera non può essere solo “attraente”, ma deve divenire “attrattiva” per ospitare semi innovativi di civiltà industriale.
La programmata ZES della Cultura è chiamata a questo compito, favorendo l’insediamento in Matera delle imprese culturali e creative così come individuate dall’articolo 25 della legge n. 206 del 27 dicembre 2023 che, nel riconoscere la cultura e la creatività quali elementi costitutivi dell’identità italiana e moltiplicatori del valore sociale ed economico della Nazione, qualifica le imprese culturali e creative quali produttrici di beni, servizi, opere dell’ingegno, nonché i processi ad essi collegati, e altre espressioni creative, individuali e collettive, anche non destinate al mercato, inerenti a musica, audiovisivo e radio, moda, architettura e design, arti visive, spettacolo dal vivo, patrimonio culturale materiale e immateriale, artigianato artistico, editoria, libri e letteratura.
La peculiare vocazione della città dei Sassi di ispirare e di esprimere cultura richiama naturalmente la scelta di insediare nel territorio le imprese che svolgono, in via esclusiva o prevalente, le attività economiche strettamente funzionali all’ideazione, creazione, produzione, sviluppo, diffusione, promozione, conservazione, ricerca, valorizzazione o gestione di beni, attività e prodotti culturali.
Tradotte in investimento aziendale interessano la ricerca scientifica, i servizi creativi, i prodotti nei settori trainanti dell’audiovisivo, del cinema, dei multimedia, dei videogiochi, del software, dell’editoria, della moda, dell’artigianato, della musica, dell’arte figurativa, delle arti applicate, del design, dell’advertising, della comunicazione, della promozione e della fruizione del patrimonio culturale.
Questa vocazione di Matera di recente è stata avallata da una analisi economica presentata al Governo Draghi da ANIMI, SVIMEZ, CNIM e ARGE (Un “Progetto di sistema” per il sud in Italia e per l’Italia in Europa), dove si riconosce a Matera il ruolo di: «focus attrattore e diffusore delle nuove culture di un “Ecosistema (o “ZES”) della Cultura e dell’Innovazione digitale”.
Bypassato il pericolo di un esiziale isolamento e proseguendo il processo già̀ avviato con il riconoscimento europeo per l’anno 2019, si potrà coerentemente sviluppare e ampliare il suo disegno di consolidamento e di sviluppo; integrando in esso, nel rigoroso rispetto dei suoi valori storici, anzi, esaltandoli nei loro accostamenti, innovativi modelli insediativi di forme e di stili di Vita, interconnessi organicamente fra loro nella multifunzionalità interattiva di “Benessere, Residenzialità, Lavoro, Ospitalità /Turismo/Tempo Libero, Studio, Ricerca, Salute”.
In tal modo Matera definirà e consoliderà organicamente la sua vocazione all’innovazione civile, culturale, scientifica, tecnologica, produttiva – autentica “Innovazione Umana” – esaltandola con la valorizzazione di un patrimonio esistente internazionalmente riconosciuto e affiancando le attività di ricerca avanzata, che la Città già accoglie».
La concretezza del progetto industriale è accreditata da recenti studi nazionali come quello della Unioncamere relativo alle imprese professionali culturali e creative e ai relativi fabbisogni professionali (indagine del 2022) e, soprattutto, dal recente manifesto pubblicato da Altagamma – Creatività e Cultura italiana, con il Patrocinio della Commissione Europea, sul Sole 24 Ore dell’8 febbraio 2024 (pag. 9) nel quale si segnala al Governo nazionale che «L’Italia ha bisogno di talenti del fare.
Le industrie culturali e creative italiane sono alla ricerca dei futuri talenti del fare. Servono 346.000 figure tecnico professionali in sette settori… un patrimonio imprenditoriale e culturale Made in Italy da tutelare».
A livello locale è stato costituito (2018) un cluster delle industrie culturali e creative della Basilicata (Basilicata Creativa Innovation) avente come finalità la nascita di filiere culturali e creative sul territorio lucano.
Da una ricerca effettuata il cluster ha individuato in 2800 aziende il core del settore ed in circa 8500 unità, gli addetti.
Dal report curato da SRM Service (Matera 2019 – Impatto economico e sociale. Scenari e idee per gestire l’eredità ed il rilancio post Covid-19. 2020), risulta che la città di Matera è collocata al quinto posto tra le città italiane per vivacità culturale con un coefficiente del 17,7% per presenza di start-up e di 8,1% di imprese culturali e creative contro rispettivamente il 17,4% e il 4,9% d’Italia.
Anche questi elementi confermano la scelta di insediare nel territorio materano un sistema produttivo definito ZES della Cultura.
Matera, città intelligente, è nelle condizioni di ospitare fabbriche dedicate alle alte tecnologie ed alle economie digitali, divenendo così uno specifico polo di innovazione. Questo laboratorio territoriale di prodotti culturali sarà uno strumento di accelerazione economica forte della capacità di catalizzare investimenti nazionali e di attrarre capitali e tecnologie dall’estero.
Questa è la sfida di Matera perché oggi vince la cultura della città, la società orientata alla produzione della conoscenza e della innovazione, la città dove la piattaforma sociale della innovazione è la cultura.
Lo spazio che dovrà ospitare “la più bella fabbrica della cultura d’Europa” è un’area libera di oltre 60.000 metri quadri, di proprietà regionale, a ridosso del borgo La Martella e della sua zona industriale.
Questa scelta è coerente con la natura e la qualità storica del borgo La Martella, ispirato e voluto da Adriano Olivetti quale traduzione contadina della contemporanea edilizia sociale affidata alla qualità progettuale di Ludovico Quaroni, Federico Gorio, Piero Maria Lugli, Luigi Agati e Michele Valori.
È bene ricordare come per Adriano Olivetti l’interesse per la questione meridionale partì da Matera e si tradusse positivamente nella realizzazione del borgo rurale La Martella, realizzato, negli anni 1952-1953, con i fondi del Piano Marshall.
Olivetti, affrontando per primo il tema del difficile trasferimento degli abitanti dall’allora invivibilità dei rioni Sassi, volle creare a La Martella, con criteri funzionali, la rifondazione di una comunità vivente. Fu la traduzione democratica del “sogno della ragione” di Adriano Olivetti il quale era convinto che la bellezza fosse la carta migliore consegnata dalla natura e dalla storia nelle mani del nostro Paese.
In coerenza con questa fermentazione progettuale olivettiana si è scelto il borgo La Martella e si è definito il complesso industriale da realizzare come “fabbrica giardino”, in linea con la “fabbrica con vista” di Pozzuoli, inaugurata nel 1955, rispettando il pensiero dell’imprenditore di Ivrea secondo cui: “l’estetica industriale deve improntare di sé ogni strumento, ogni espressione, ogni momento dell’attività produttiva, ed affermarsi, nella più complessa espressione, nell’edificio della fabbrica che l’architetto deve disegnare sulla scala dell’uomo, e alla sua misura, in felice contatto con la natura, perché la fabbrica è per l’uomo, non l’uomo per la fabbrica” (Adriano Olivetti, 24 settembre 1955).
Alloggiare le imprese culturali e creative della ZES della Cultura di Matera in una “fabbrica giardino”, ispirata da Adriano Olivetti, rappresenta il valore aggiunto del progetto e accrescerà le tensioni valoriali nella creatività produttiva, restituendo dignità e ruolo ad un borgo rurale divenuto, per oblio, senza anima.
Il brand “Olivetti” (molti oggi sono “olivettiani” e non lo sanno) si innesta in maniera organica con il brand “Matera” che vive oggi di una conquistata reputazione internazionale. Sono due elementi promozionali che vestono di qualità e di distinzione la inedita ZES della Cultura.
La “fabbrica giardino” sarà ospitata in un funzionale ed ombreggiato “parco” perché come affermò Adriano Olivetti “esprimere lavoro in una bella fabbrica può essere attraente e determinante per la scelta degli investimenti”.
Sarà un’architettura industriale dilatata e diluita nella topografia del parco, con volumi “ad altezza d’albero” e con una sequenza organizzata fatta di progressivi e specifici spazi produttivi, non esuberanti e rotti da lampi avveniristici (l’area promozione, l’area meeting, la cabina di sorveglianza del mercato digitale per contenere la dilagante contraffazione del made in Italy).
Questa qualità logistica fa parte del processo competitivo su cui corre la ZES della Cultura di Matera, destinataria di necessari vantaggi competitivi aggiuntivi.
Infatti, con l’estensione della ZES a tutto il Mezzogiorno, le aree “deboli” dovranno necessariamente rafforzarsi con misure di perequazione per compensare gli oggettivi esistenti gap di competitività.
Nel confezionare, quindi, il progetto della “fabbrica giardino”, inserita nella ZES della Cultura, la Regione Basilicata, offrirà alle imprese i seguenti ulteriori vantaggi competitivi: la locazione a canoni calmierati degli spazi produttivi; la presenza di una sede ITS di secondo livello per la formazione degli occupandi e degli occupati; la sede dell’area formativa dell’ISIA Roma Design per creare i professionisti del futuro; un centro di settore per lo studio, la ricerca, le indagini di mercato e la pubblicità delle pregevoli filiere produttive italiane; la cabina di sorveglianza per contrastare la contraffazione dei prodotti italiani immersi nella galassia sconfinata del commercio mondiale on-line; la presenza organica dell’asilo nido e della scuola materna per i genitori lavoratori e per i residenti del borgo, di chiara evocazione olivettiana; la fruizione di essenziali servizi comuni (spazi di comunicazione e di commercializzazione, aree meeting, sala mensa, biblioteca aziendale, ecc.) di assoluta qualità funzionale e progettuale.
Quale valore aggiunto del progetto va computata anche l’adesione dell’Associazione delle Imprese Culturali e Creative di Confindustria, presieduta da Luigi Abete, per il contributo di conoscenza scientifica e di presenze nazionali ed internazionali in grado di accrescere il respiro produttivo e promozionale delle imprese di settore insediate.
Le scuole di alta formazione ITS ed ISIA saranno collocate nella cinta urbana di Matera (località Castello e area del Casale nel Sasso Barisano); mentre l’area destinata all’artigianato artistico sarà ubicata nel Sasso Barisano nell’area ricadente tra via San Nicola del Sole e via Conservatorio.
In conclusione sarà una fabbrica esclusiva ed innovativa dove l’uomo troverà nel suo ordinato posto di lavoro uno strumento di riscatto e non un congegno di sofferenza.
Sarà questa dimensione del lavoro industriale a fornire alla “fabbrica giardino” di La Martella la fisionomia di un laboratorio creativo in grado di migliorare le performance aziendali, attuando l’insegnamento olivettiano che voleva la fabbrica costruttrice anche dell’equilibrio economico, sociale, culturale ed urbanistico del territorio in cui opera, perché elemento stimolatore di tutta la vita locale.