La costituzione italiana vieta di dare aiuti militari se Zelensky respinge le trattative di pace
A Berlino i maggiori leader europei hanno puntato forte su una politica bellica a favore di Zelensky tornato a chiedere armi all’occidente in particolare dei sistemi di difesa aerea, convinto che insieme ai suoi alleati può vincere la guerra contro la Russia. La stessa Ursula Von der Leyen presidente della commissione europea ha manifestato la volontà di accelerare il processo di ingresso nell’UE di Kiev, mentre Antonio Tajani vice premier e ministro degli Esteri, ha annunciato un nuovo pacchetto di aiuti militari e fornire il sistema missilistico Samp/T insieme al presidente Joe Biden che ha dato il permesso all’esercito Ucraino di usare i missili statunitensi. Nel frattempo Mosca non sta’ a guardare. L’esercito Russo che avanza ogni giorno, ha già avviato una esercitazione nell’Atlantico muovendo la fregata Ammiraglia che trasporta missili ipersonici ed il sottomarino nucleare Kazan simulando al computer il lancio di missili a più di 600 km di distanza, mentre le truppe di terra in collaborazione con l’esercito Bielorusso portano avanti la seconda fase delle esercitazioni nucleari. Si avvicina sempre di più la tetra ombra di un conflitto globale atomico e non è più sufficiente pensare di eliminare il pericolo di una catastrofe mondiale inviando armi e altro all’Ucraina solo a scopo difensivo. La stessa Giorgia Meloni invita a non rischiare un’escalation che sarebbe fuori controllo. Ma siamo sicuri che coloro i quali si sono schierati apertamente contro un nuovo invio di armi al Paese invaso dalla Russia, come il M5S di Giuseppe Conte, Avs, Santoro e più libertà di Cateno De Luca non abbiano ragione ? l’Italia non è in guerra con la Russia, e allora bisogna capire se aiutare l’Ucraina a resistere all’aggressione russa fornendo armi da impiegare nel suo territorio, sia la cosa giusta da fare sulla scorta del richiamo all’art.11 della costituzione italiana che ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli. Quando due stati avanzano ciascuno nei confronti dell’altro, contrapposti a inconciliabili pretese politiche, economiche, militari e territoriali, in base all’art.51 delle carta delle nazioni unite, lo stato aggredito ha il diritto di esercitare nei confronti dell’aggressore la legittima difesa. Quindi non in contrasto con l’art. 11 riguardo l’assistenza militare a sostegno dell’Ucraina aggredita dalla Russia. Ma la cosa cambia quando lo stato aggressore offre aperture di trattative non subordinate a una resa incondizionata e viene rifiutata dallo stesso stato aggredito, confidando di risolvere la controversia soltanto nell’uso della forza, coinvolgendo e contando sull’aiuto dell’europa. La Russia ha più volte manifestato la propria disponibilità a trattative implicando l’accettazione da parte dell’Ucraina, di pesanti sacrifici territoriali, ma non tali tuttavia a determinare la sua fine come stato indipendente e sovrano. Naturalmente l’ucraina può avere tutte le ragioni di questo mondo per rifiutare la prospettiva di quei sacrifici e proseguire sulla strada del confronto e scontro militare, è una sua scelta che non può dirsi imposta da esigenze di sopravvivenza, ma non può contare sull’Italia perché si verificano elementi di illecità nella sua costituzione non consentiti nella prosecuzione dell’assistenza militare come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali. E nemmeno può farsi leva sugli obblighi della sua appartenenza alla Nato, che come risulta dal suo trattato istitutivo, ha esclusivamente le finalità di assicurare la difesa di tutti e soli stati ad essa aderenti da attacchi o minacce proveniente dall’esterno, insieme all’Europa che ha lo scopo di perseverare la pace e prevenire i conflitti.
Prof. Giovanni Lonetti (Fondazione fare Futuro)