Alsia, Consiglieri regionali Pd: A quando la produttività?
Marrese, Cifarelli e Lacorazza sollecitano Bardi, chiedendo: “A quando il riconoscimento della produttività 2021 per gli 80 dipendenti dell’Alsia?”
“Perché la dirigenza dell’ente ed il presidente Bardi ignorano i sacrosanti diritti dei lavoratori dell’Alsia?”
La domanda arriva dai consiglieri regionali del Pd, Piero Marrese, Roberto Cifarelli e Piero Lacorazza, i quali, in merito alla vicenda degli 80 dipendenti dell’Agenzia lucana di sviluppo e di innovazione in agricoltura di Basilicata, che attendono, ormai da più di due anni, il riconoscimento della produttività del 2021, hanno sottolineato come “la dirigenza dell’ente ed il presidente Bardi sembrano ignorare le legittime pretese di 80 lavoratori la cui premialità è del tutto equiparabile a quella dei dipendenti della Regione Basilicata, che, invece, hanno ricevuto finanche la produttività 2022”.
“Per la governance dell’Alsia e la Regione – chiedono i Consiglieri – esistono dipendenti di serie A e di serie B? Tenuto conto che sono ormai due anni che i lavoratori attendono la corresponsione della produttività – aggiungono – visto lo scaricabarile tra dirigenza Alsia e Organismo di Valutazione e considerato che non sembra esserci trasparenza verso i lavoratori, riteniamo che a questo punto sia giunto il momento che la Regione Basilicata provveda.
In caso contrario non escludiamo di chiedere al Prefetto di Matera la convocazione di un tavolo, alla presenza delle forze sindacali, per fare il punto della situazione.
La mancata corresponsione della performance 2021, oltre a determinare un danno economico per i lavoratori, comporta anche l’impossibilità di accedere ai meccanismi di progressione orizzontale e verticale oltre che al riconoscimento di tutti gli istituti integrativi”.
Marrese, Cifarelli e Lacorazza, inoltre, hanno anche fatto riferimento alla denuncia delle organizzazioni sindacali, secondo le quali mancherebbero 900mila euro per chiudere il bilancio.
“E’ un’ulteriore criticità – hanno sottolineato – che, purtroppo, ancora una volta rischia di incidere sempre e solo sui diritti dei lavoratori”.