Fronte Sud sull’Autonomia, Musumeci attacca: ‘Basta piangere’
Allarme Ue, c'è il rischio di diseguaglianze.Qualche distinguo in FI e Lega
“Il Sud deve smettere di continuare a piangere”.
Il ministro per la Protezione civile Nello Musumeci, siciliano ed ex presidente della sua regione, prova a mettere un tappo alle critiche sull’Autonomia differenziata che nel Mezzogiorno sono state sollevate anche da più voci nel centrodestra.
Un fronte interno che si affianca a quello fra maggioranza e opposizioni. Con il M5s che ha scritto una lettera al presidente della Repubblica Sergio Mattarella pregandolo di “voler valutare l’opportunità di esercitare la sua prerogativa costituzionale” di rinvio alle Camere della riforma appena diventata legge, perché “scardina l’assetto costituzionale”.
Un allarme lo ha acceso anche la Commissione Ue, sottolineando in documento di lavoro (redatto prima ma reso noto nel giorno del via libera a Montecitorio) che “la devolution di ulteriori competenze alle regioni italiane comporta rischi per la coesione e le finanze pubbliche del Paese”.
Il monito di Bruxelles si concentra sui Lep: “Poiché garantiscono solo livelli minimi di servizi e non riguardano tutti i settori, vi sono ancora rischi di aumento delle diseguaglianze regionali” che già esistono tra Nord e Sud, ma anche tra aree urbane e periferiche.
Una nuova sponda per le opposizioni, che proprio sui Lep fondano gran parte delle contestazioni e si stanno organizzando, per ora in ordine sparso, per arrivare a un referendum abrogativo di quella che hanno da tempo bollato come la riforma “spacca-Italia”.
“Se si prendono 500.000 firme entro il 30 settembre, nel 2025 si va a votare. Se scatta il quorum, il governo va a casa. Ma anche se non scatta il quorum l’esecutivo offre il primo break point alle opposizioni”, la metafora tennistica di Matteo Renzi.
C’è anche la possibilità che il referendum sia chiesto da cinque Consigli regionali, esattamente quanti quelli in cui il centrosinistra ha attualmente la maggioranza.
Senza contare che in alcune regioni del Sud qualche malumore è stato manifestato anche da esponenti di centrodestra.
Quanto basta al governatore dem Stefano Bonaccini per prevedere che Autonomia e Premierato “creeranno crepe anche nella maggioranza”.
Qualcuna si intravede perfino nella Lega, almeno in Calabria: il presidente del Consiglio regionale Filippo Mancuso, ha parlato di “pasticciaccio”, e all’indomani il gruppo Lega ha dovuto precisare in una nota che “l’autonomia regionale rappresenta una straordinaria opportunità e non un problema”.
I deputati calabresi di FI non l’hanno votata e il presidente della Regione Roberto Occhiuto ha definito l’accelerazione sulla riforma “un errore”, che rischia di essere un “boomerang elettorale” per la coalizione. Un’uscita che, si racconta in ambienti azzurri, non è piaciuta ai vertici di Forza Italia, ma che viene liquidata come “marketing” verso gli elettori del Sud scettici sulla riforma. Mentre le opposizioni lo invitano a unirsi a loro per raccogliere le firme per il referendum, suo fratello, il senatore azzurro Mario Occhiuto, assicura che grazie “agli emendamenti di FI il Sud è tutelato”.
L’Autonomia differenziata “va nella giusta direzione – il commento di Antonio Tajani, arrivato oltre ventiquattro ore dopo l’approvazione -, ci sono legittime preoccupazioni nel Sud del Paese che però saranno fugate dall’applicazione degli ordini del giorno proprio a garanzia del Meridione, presentati da FI e approvati a grande maggioranza. Impegnano il governo ad accendere sempre i riflettori sulle realtà meridionali”.
Il primo test sulle previsioni del governatore Occhiuto (nonché sulle aspirazioni dei referendari) potrebbe arrivare nel fine settimana, quando in alcuni grandi Comuni meridionali si sceglierà il sindaco al ballottaggio. Da Bari ad Avellino, da Potenza a Campobasso, da Caltanissetta a Vibo Valentia. Musumeci prova a tranquillizzare: “Noi abbiamo bisogno di competere con il Nord, sapendo che i nostri obiettivi sono diversi da quelli delle regioni settentrionali – ha aggiunto il ministro -.
Ma per fare questo dobbiamo liberarci dalla teoria della questione meridionale. Il provvedimento adottato ieri mette le classi dirigenti, tanto al nord quanto al sud, di fronte alle proprie responsabilità. Io ho votato il provvedimento al Senato e non avrei mai votato un provvedimento che potesse pregiudicare l’unità d’Italia”.
ANSA