MUSICA

Festa Coldplay a Roma, senza dimenticare le guerre

In 65mila all'Olimpico, "grazie per averci atteso 21 anni"

Roma attendeva il loro ritorno dal 2003, quando si esibirono al Centrale del Tennis.

Ventuno anni dopo i Coldplay, diventati nel frattempo popstar mondiali, si lasciano accogliere dal caldo abbraccio di Roma, allo Stadio Olimpico, poche centinaia di metri dal Centrale. “Grazie per averci aspettato 21 anni, grazie e benvenuti a tutti.

Siamo molto felici di essere qui. Vi voglio bene”, saluta Chris Martin, un po’ in italiano, un po’ in inglese in apertura della prima delle quattro serate (le prossime oggi, il 15 e il 16) che li vedranno protagonisti nella capitale con la terza serie del Music of the Spheres World Tour (lo stesso che un anno fa fece tappa a Napoli e Milano).

Lo stadio freme, l’attesa è stata lunga e ora vuole essere inondato dai colori, dalla gioia, dai coriandoli, dall’energia positiva che ogni concerto del gruppo inglese riesce a emanare. Un’isola felice, da cui però il mondo fuori non rimane escluso.

“Siamo fortunati di essere qui con tutto quello che sta succedendo nel mondo. Siamo fortunati anche ad avere tante persone che vengono da ogni dove a cantare insieme a noi con pace e gentilezza”. E la dimostrazione è nei messaggi scritti in tutte le lingue del mondo.

Un cartellone in particolare attira l’attenzione di Martin: “dall’Ucraina. Ehi, guarda cos’ho al braccio”. E mostra i nastri gialli e blu che porta al polso, per non dimenticare il conflitto che da più di due anni va avanti, senza prospettive di pace.

Ma c’è anche un’altra guerra che i Coldplay non dimenticano: quella in Medioriente e chiedono che Roma mandi il suo amore.

“If you want peace be peace. If you want love be love”, è la scritta che, ad un certo punto, scorre sullo schermo. Non manca neanche il sostegno ai diritti lgbtq+ con Martin che durante Human Heart si avvolge nella bandiera arcobaleno.

Il messaggio è forte e chiaro, come la voglia di divertirsi, di fare festa e di cantare tutti a una voce sola “per il miglior venerdì che io ricordi”. I 65mila dell’Olimpico (saranno oltre 260mila per le quattro date), tra loro anche il campione di tennis Roger Federer che viene inquadrato dalle telecamere, sono una marea che si illumina di mille colori diversi, grazie ai bracciali distribuiti a inizio show. Planets, Moons, Stars e Home sono le quattro parti in cui è diviso il concerto.

Si parte da Music of the spheres per poi passare a Higher Power, Adventure of a lifetime. Viva La Vida è un’esplosione di gioia, come Hymn for the weekend. Dal loro repertorio, Martin pesca Magic chiesta da una ragazza del pubblico chiamata a cantarla sul palco insieme a lui.

Su Yellow, il primo vero successo della band, il pubblico si colora di giallo. “Everyone is an alien somewhere” (tutti sono stranieri da qualche parte) è il messaggio che accompagna My Universe. Per A sky full of stars Martin chiede “telefono in tasca, e mani in alto.

Solo per una canzone”. Enormi sfere gonfiabili, a rappresentare meteore e pianeti, portano il pubblico a viaggiare nello spazio insieme a Chris, Jonny, Guy e Will che campeggiano sui due maxischermi al lato del palco.

Tempo fa i Coldplay avevano promesso che non avrebbero più fatto concerti finché non avessero trovato il modo di renderli sostenibili: con energia da fonti rinnovabili, combustibili rigenerati per gli spostamenti, impegno per la pulizia degli oceani e riforestazione, di certo ci stanno provando.

ANSA

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