MUSICA

Umbria Jazz al via con Capossela, concerto per l’amicizia

Emozioni e ricordi, la dedica all'amico promoter Sergio Piazzoli

L’assenza di un amico, promoter o manager che sia poco importa, ma anche il tempo che passa, quando la gioventù varca la “linea d’ombra” per caricarsi sulle spalle il peso della responsabilità, il peso di quell’ombra; del resto, “il tempo non si è mai sposato, per questo fa quello che vuole”: cita Conrad e si autocita Vinicio Capossela per riaprire il capitolo del suo fortunato disco di trent’anni fa “Camera a sud” sul palco di Umbria Jazz, con un concerto dedicato all’amico promoter perugino Sergio Piazzoli a dieci anni dalla sua scomparsa.

Ma anche Richard Galliano, nel live di apertura con il New York Tango Trio, ricorda il suo manager Mario Guidi, anche lui prematuramente scomparso, e con cui il fisarmonicista ha lavorato in Italia, dedicandogli “Oblivion” di Astor Piazzolla.

È stata una prima serata del festival a Perugia ricca di emozioni e di ricordi quella andata in scena ieri sera all’Arena Santa Giuliana, con l’omaggio quindi anche a due umbri, Piazzoli e Guidi, che hanno fatto molto per la musica.

Erano in circa 4mila i fortunati che hanno affollato una arena trasformata, con spazi in platea allargati, per prepararsi già al concerto-evento di Lenny Kravitz di questa sera dove sono attesi oltre 11mila paganti.

“C’è un’anima grande che ci accompagna questa sera, un’anima che ha dato tanto alla musica” ha affermato Capossela riferendosi a Piazzoli, per poi aggiungere: “Ogni volta che ascolto una buona canzone lo sento accanto a me”.

A Sergio dedica poi “L’absent” di Gilbert Bécaud, nella versione italiana con parole nette e inequivocabili come “che dura è da portare l’assenza dell’amico”.

Di Capossela Piazzoli fu infatti uno dei primi estimatori e soprattutto grande amico. Il concerto del cantautore è stato organizzato così da Umbria Jazz in collaborazione con il Comitato “Per Sergio Piazzoli” e inserito all’interno degli eventi “Sergino Memories”.

Prima del suo concerto, durante la giornata perugina, Capossela ha voluto anche visitare la mostra commemorativa “Dieci anni senza Sergio Piazzoli” al Cerp della Provincia di Perugia (Rocca Paolina), per poi inaugurare la “Panchina sonora” ai Giardini del Frontone realizzata sempre in memoria del grande organizzatore di concerti che ha lasciato una forte impronta nella scena musicale umbra.

Capossela ad inizio concerto (per lui è stato un ritorno all’edizione estiva di Umbria Jazz dove aveva suonato solo nel 2001 con il repertorio di “Canzoni a manovella” assieme a Marc Ribot) ha aperto con la traduzione della toccante preghiera “Abide with me”.

Un “non pezzo” cantato in italiano, “Sopporta con me”, con il quale ha voluto accendere i riflettori sull’attualità, affermando poi: “Non si può sopportare quello che succede nella Striscia di Gaza e nelle altre guerre, la musica deve alzare la voce per chiedere di fermare la cultura della morte per supportare invece la cultura della vita”.

Presentando poi la band, tra “vecchi amici e grandi musicisti”, ha eseguito uno dopo l’altro i brani di “Camera a sud” che appartengono al periodo in cui studiava gli standard e che quindi nella scrittura hanno dimostrato ancora una certa attinenza coi mondi presenti su un palco di un festival jazz.

L’avvio è stato con “Non è l’amore che va via”, tra l’altro anche il pezzo del disco preferito di Piazzoli e scritto, come il resto dell’album, nella loro fase di più forte frequentazione.

Una grande amicizia tra i due intimamente legata a quel lavoro discografico. Immancabile anche “Che cos’è l’amor”, eseguita insieme ad un “fratello del bepop” come Piero Odorici, ma anche qualche incursione esterna come “Estate” di Bruno Martino e la sua “Modì” con protagonista anche Richard Galliano richiamato sul palco.

C’è tempo anche per un gran finale, dopo aver ricordato con un calice di vino in mano che ormai “si beve solo a fine lavoro”.

Rientrato in scena indossando una maglietta ufficiale del festival Umbria Jazz satiricamente rivista con la scritta “Ubriachezz”, Capossela ha salutato tutti con un classico delle sue scorribande come “All’una e trentacinque circa”, la canzone che dà il titolo al suo primo album datato 1990.

ANSA

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