POLITICA

Le falle della sicurezza per l’attentato a Trump, bufera sul Secret service

Testimoni: 'Agenti impreparati'. I repubblicani chiedono un'inchiesta

Sono gli angeli custodi del Commander in chief, della first lady e degli ex presidenti, pronti a mettere il corpo e, se serve, anche la vita a difesa dei loro capi.

Ma ieri a Butler qualcosa deve essere andato storto nel Secret Service se un ventenne è riuscito ad eludere sorveglianza e controlli, a muoversi liberamente sui tetti, ad appostarsi e a sparare indisturbato fino a dieci colpi in direzione di Donald Trump.

“Ciò che spaventa tutti noi è che se il proiettile fosse arrivato un pollice più in là, si sarebbe trattato di un assassinio.

Di sicuro Trump ha bisogno di maggiore protezione: ora ci si chiede se i servizi fossero completamente preparati”, va all’attacco Stephen Moore, consigliere senior della campagna dell’ex presidente.

Mentre il comitato di controllo della Camera, a guida repubblicana, chiede un’indagine e ha convocato a testimoniare il 22 luglio la direttrice dell’agenzia Kimberly Cheatle.

Il Secret Service, durante le tappe della campagna di presidenti e ex, agisce d’intesa con la polizia locale per mettere in sicurezza l’area dei comizi che coinvolgono anche migliaia di spettatori, si svolgono all’aperto e durano ore.

Nella zona dell’incontro poi, sempre il Secret Service schiera il Counter Sniper team (per rispondere a un cecchino), il Counter Assault team (per contrastare un pericolo ancora maggiore) e uno stuolo di guardie del corpo.

I primi resoconti dei media sostengono che l’assassino si trovava al di fuori del perimetro di sicurezza anche se molto vicino a Trump e, è l’accusa di molti, in un’area quasi rurale con pochi edifici da passare al setaccio.

Come è possibile che alcuni manifestanti siano riusciti a vedere il cecchino prima della sparatoria ma non il Secret Service? “Non avevano idea di cosa stesse succedendo”, racconta un testimone alla Bbc, aggiungendo che molti presenti avrebbero cercato “disperatamente” di avvertire la sicurezza della presenza di un uomo armato sul tetto.

Anche l’attrezzatura degli agenti d’altra parte sembra lasciare a desiderare. Poco dopo il ferimento, l’ex presidente è stato rapidamente circondato da personale dei servizi segreti che hanno coperto in un primo momento il capo del tycoon con le mani, ma non con uno scudo protettivo.

L’attacco porterà sicuramente a una revisione della sicurezza di Trump e, in futuro, gli verrà probabilmente fornito un livello di protezione più simile a quello di un presidente in carica.

Lo scontro tra Secret Service e repubblicani è però già deflagrato. Il rappresentante repubblicano della Florida e veterano dell’esercito Mike Waltz ha dichiarato di avere “fonti molto affidabili” che gli hanno riferito che c’erano state “richieste ripetute” di una maggiore protezione per Trump, pare negate dal segretario alla Sicurezza interna dell’amministrazione Biden, Alejandro Mayorkas.

“E’ assolutamente falso. Anzi, abbiamo aggiunto risorse protettive, tecnologia e capacità”, ha ribattuto il portavoce dell’agenzia Anthony Guglielmi.

ANSA

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