Migranti: Maxi sbarco a Lampedusa. Ragazza etiope partorisce su una carretta del mare
Benedizione del Papa a Mediterranea, missione con la Cei
Maxi sbarco a Lampedusa dove, dopo il soccorso di un barcone di 10 metri ad opera della motovedetta Cp271, sono sbarcati 125 (4 donne e 5 minori) bengalesi, egiziani, eritrei, etiopi, pakistani e siriani.
Il gruppo ha riferito d’essere salpato da Sabratah, in Libia, dopo aver pagato da 5.500 a 7mila euro. La guardia di finanza ha intanto agganciato un gommone bianco con a bordo 36 (2 donne e 1 minore) siriani, sudanesi e pakistani, partiti anche loro dalla Libia. Salgono a 5, nel giro di poche ore, gli sbarchi su Lampedusa dove sono giunti complessivamente 301 migranti.
Una giovane etiope ha partorito, all’alba, sul natante in vetroresina di 10 metri sul quale viaggiava con 46 persone. La carretta, partita da Zuwara in Libia, è stata soccorsa dai militari della guardia di finanza.
Subito dopo lo sbarco a molo Favarolo, a Lampedusa, la donna e la neonata sono state portate al poliambulatorio dell’isola dove vengono tenute sotto controllo. Entrambe sono in buone condizioni di salute. Accanto alla mamma e alla sorellina, anche una bambina più grande. E sono 74 i migranti sbarcati, fra Lampedusa e Lampione, nelle ultime ore.
La prima imbarcazione, di 10 metri, salpata da Zuwara in Libia, è stata agganciata, poco prima dell’alba, dalla motovedetta V1302 della guardia di finanza al largo della maggiore delle isole Pelagie. A bordo 47, fra cui 2 donne, bengalesi, egiziani, pakistani e siriani che hanno riferito d’aver pagato 5 mila euro per la traversata.
Sull’isolotto di Lampione, dagli stessi militari delle Fiamme gialle, sono stati invece rintracciati 27 tunisini, fra cui 3 minori. Il gruppetto è giunto con un gommone di 6 metri.
Soccorso e sbarco autonomo si sono verificati dopo più giorni di stop ai viaggi della speranza dovuti alle cattive condizioni del mare. I due gruppi sono stati portati all’hotspot di contrada Imbriacola dove, al momento, ci sono 126 ospiti.
È partita ieri sera dal porto di Trapani la nuova missione di monitoraggio, ricerca e soccorso della nave Mare Jonio di Mediterranea Saving Humans.
Si tratta della diciottesima dall’ottobre 2018 per l’unica nave della flotta civile battente bandiera italiana. “Tuttavia questa è una missione di particolare rilevanza: per la prima volta la nave è accompagnata lungo la sua rotta da una barca a vela di supporto organizzata dalla fondazione Migrantes della Chiesa cattolica italiana, con funzioni di osservazione e documentazione, informazione e testimonianza”, afferma una nota dell’associazione di promozione sociale.
“Poche ore dopo la partenza, la missione ha ricevuto uno straordinario messaggio autografo di ‘buon vento’ Papa Francesco, per tramite di don Mattia Ferrari, ha scritto infatti agli equipaggi: ‘vi auguro il meglio e invio la mia benedizione all’equipaggio di Mediterranea Saving Humans e a Migrantes.
Prego per voi. Grazie tante per la vostra testimonianza. Che il Signore vi benedica e la Madonna vi custodisca. Fraternamente, Francesco” Le due imbarcazioni raggiungeranno oggi pomeriggio l’area di operazioni Sar a sud di Lampedusa.
“All’obiettivo prioritario della missione di salvaguardare a ogni costo ogni singola vita umana in pericolo in mare, – spiega Laura Marmorale, presidente di Mediterranea Saving Humans – si aggiunge quello di impedire intercettazioni e respingimenti delle persone migranti verso porti e Paesi ‘non sicuri’, come Libia e Tunisia, dove i diritti fondamentali sono negati e la stessa incolumità delle persone è quotidianamente a rischio.
Intercettazioni e respingimenti che sono aperte violazioni del diritto internazionale, umanitario e marittimo”.
È Trapani il punto di partenza della missione Sar lanciata oggi, 24 agosto, da Mediterranea Saving Humans.
È questa la sua prima missione ad essere organizzata congiuntamente con la Fondazione Migrantes della Conferenza episcopale italiana. Grazie al sostegno dei vescovi, la Mare Jonio – un rimorchiatore riutilizzato per le operazioni Sar di Mediterranea – sarà affiancata da una nave di supporto che trasporta altri volontari e personale medico, oltre a un mediatore culturale e a un piccolo gruppo di giornalisti.
“È una barca d’appoggio preparata assieme a Migrantes – spiega don Mattia Ferrari – con a bordo due direttori diocesani di Fano e di Caltanissetta. Questo è l’ennesimo tassello di una collaborazione con la Chiesa che va avanti da anni e che è fatta soprattutto di tante relazioni e ai vari livelli dalle parrocchie alle diocesi, alla Chiesa universale”.
Una collaborazione, spiega ancora il parroco di Mediterranea, che “vede uniti Chiesa e persone di buona volontà, provenienti da tanti mondi sociali e mondi culturali diversi, uniti nel comune amore viscerale, come indica il Vangelo, verso i nostri fratelli e sorelle migranti”.
È un percorso che si fa insieme, aggiunge Ferrari, “anche attraverso il soccorso in mare e soccorrendo le persone dai naufragi, dai respingimenti diamo carne alla fraternità, quella fraternità universale che non può rimanere un valore astratto, ma deve farsi carne attraverso i nostri corpi, le nostre vite, le nostre relazioni”.
Andare per mare, quindi, significa anche “spezzare questo muro di cinismo e di indifferenza”, per poter “svegliare le coscienze, perché la società è troppo distratta e non possiamo continuare a tollerare questa strage continua fatta di naufragi e di respingimenti”. Occorre spezzare tutto questo, non esserne complici, è l’appello di don Mattia.
Anche se questa è la loro prima impresa ufficiale condivisa, la collaborazione tra la Chiesa e Mediterranea risale a diversi anni fa. Papa Francesco ha spesso incontrato i membri dell’organizzazione, esprimendo pubblicamente il suo sostegno.
Nel 2019 ha collocato nel Palazzo apostolico del Vaticano un crocifisso ornato da un giubbotto di salvataggio, donatogli proprio da Mediterranea. Anche molti vescovi italiani hanno espresso il loro sostegno all’organizzazione, che collabora strettamente con il Dicastero per il Servizio dello sviluppo umano integrale.
Prima della partenza, il vescovo di Trapani, mons. Pietro Maria Fragnelli, ha visitato la nave appoggio per offrire la sua benedizione e regalare all’equipaggio un’icona appositamente realizzata. “Questa – spiega – è una missione di amore che ci viene direttamente dal Vangelo”.
L’odierna missione, secondo il presule, indica una collaborazione che dovrebbe “crescere sempre di più tra le forze civili e militari e chissà che anche la cultura nostra superi questa sorta di idea che il Mediterraneo è una barriera e non un ponte”.
ANSA