Ventisette anni fa moriva Lady Diana, resta la sua icona
Il tempo ha pacificato il ricordo del Regno e del mondo
Un’icona appena sbiadita dall’oblio, ma non dimenticata; anzi, canonizzata post mortem nella memoria di schiere di ammiratori, dopo esser stata in vita segno di contraddizione quasi letale per la monarchia britannica.
Il Regno Unito e il mondo ricordano dietro un velo di nostalgia, e di emozioni placate dal tempo, Lady D, al secolo Diana Spencer, a 27 anni esatti dallo schianto del tunnel dell’Alma.
L’incidente che il 31 agosto1997 mise fine a Parigi, nello sbigottimento di miliardi di spettatori, a una breve quanto turbinosa esistenza: quella della ‘principessa del popolo’, stella spentasi a 36 anni al culmine di una tragica fuga dai paparazzi assieme a Dodi al-Fayed, sua ultima, scandalosa fiamma.
Consorte infelice del principe Carlo, oggi finalmente re insieme alla sua amante di allora Camilla, Diana chiuse in quella notte di fine estate i conti con un destino scintillante eppure triste.
Un destino che – bella, timida e sorridente – l’aveva proiettata agli onori delle cronache appena ventenne, sull’onda del matrimonio da fiaba del 1981 con il principe di Galles. Ma che – fra copertine glamour e tormenti sotterranei, popolarità globale e depressione nascosta – sarebbe sfociata troppo presto nell’epilogo fatale.
Dopo la nascita del primogenito William, secondo nella linea di successione del casato, e del cadetto Harry, suo quasi clone ribelle; la denuncia pubblica dagli schermi della Bbc (senza precedenti in casa Windsor) del tradimento di Carlo con Camilla Parker Bowles; l’ammissione delle proprie stesse infedeltà; e infine il devastante annuncio del divorzio reale del secolo, punito da Sua Maestà con un’umiliante revoca dei titoli.
Ne sarebbe derivata una bufera tale da scuotere l’istituzione monarchica come mai prima. Terremoto destinato a toccare il clou proprio con i contraccolpi della folle corsa di Parigi.
Furono le settimane in cui la corona, e persino lo straordinario consenso verso Elisabetta II, parvero traballare paurosamente sotto il segno di un distacco dal comune sentire popolare e di una freddezza imputata da tanti alla matriarca: riconosciuti a posteriori alla stregua di “errori” gravi da storici di corte come Ed Owens.
Crisi che la regina, consigliata controvoglia dall’allora premier Tony Blair, seppe peraltro far rientrare con un bagno di umiltà ai margini del colossale funerale di popolo accordato a Londra alla principessa degradata. Tanto che oggi, il ricordo di colei che da defunta i tabloid non esitarono a proclamare “regina di cuori” della gente comune, può dirsi improntato a un’atmosfera largamente pacificata e condivisa.
Un clima ben rappresentato dalla statua che i figli William e Harry hanno voluto far innalzare nel cuore di Kensington Garden e offrire all’omaggio collettivo fin dal luglio 2021: nel giorno nel quale Diana Spencer – figlia dell’alta aristocrazia inglese capace di suggerire sentimenti istintivi di empatia a vasti strati popolari con i suoi gesti e le sue fragilità, le campagne contro le mine e gli abbracci ai malati d’Aids, l’immagine glamour da giovane donna privilegiata unita al rifiuto di convenzioni e ipocrisie – avrebbe dovuto compiere 63 anni. Se fosse vissuta.
ANSA