CRONACA

Tumore al seno triplo negativo, sale all’86% il tasso di sopravvivenza con l’immunoterapia ‘sandwich’

Pre e post chirurgia. E' una delle forme più aggressive. Curigliano, 'risultato impensabile. Dopo 5 anni di follow up'

Il tumore del seno triplo negativo è una delle forme più aggressive di tumore della mammella.

Un nuovo studio presentato al congresso della Società europea di oncologia medica (Esmo), lo studio di Fase 3 Keynote-522 su 1.174 pazienti, pubblicato contemporaneamente nel New England Journal of Medicine, segna però un importante passo avanti: nella forma ad alto rischio in stadio iniziale, il farmaco immunoterapico pembrolizumab in combinazione con chemioterapia prima della chirurgia e continuato in monoterapia dopo l’intervento riduce il rischio di morte del 34% e le chances di guarigione a 5 anni salgono all’86,6%  nelle pazienti trattate.

L’immunoterapia prima e dopo la chirurgia – ribattezzata come ‘terapia sandwich’ –  cambia, dunque, la pratica clinica per questo tipo di neoplasia, affermano gli esperti.

Nello studio, il tasso di sopravvivenza globale a cinque anni è risultato dell’86,6% nelle pazienti che hanno ricevuto pembrolizumab rispetto all’81,7% nelle pazienti che hanno ricevuto il regime chemioterapia-placebo.

Nel 2023, in Italia, sono stati stimati 55.900 nuovi casi di tumore della mammella. “Il carcinoma mammario triplo negativo, in cui rientrano circa il 15% delle diagnosi, non presenta i recettori degli estrogeni, del progesterone e della proteina Her2 – spiega Giuseppe Curigliano, presidente eletto Esmo -.

Pertanto, non risponde alla terapia ormonale e ai farmaci che hanno come bersaglio Her2.

È la forma più aggressiva, in cui il rischio di ricaduta a distanza aumenta rapidamente a partire dalla diagnosi e raggiunge il picco nei primi 3 anni.

In assenza di bersagli terapeutici, le opzioni di cura sono state storicamente limitate e costituite da chirurgia, radioterapia e chemioterapia. Oggi, si aggiunge l’immunoterapia”.

Keynote-522, sottolinea, “è uno studio rivoluzionario che cambia la pratica clinica, in una patologia in cui vi è forte necessità di nuove opzioni di cura. Finora non si erano mai visti risultati di questa portata in una patologia così aggressiva”.

E’ inoltre importante, rileva il presidente di Fondazione Aiom Saverio Cinieri, che “l’impostazione del trattamento sia a carico delle Breast Unit, cioè dei centri di senologia in cui può essere garantito un approccio multidisciplinare. Il carcinoma della mammella triplo negativo colpisce soprattutto donne giovani, per cui è importante che gli specialisti delle Breast Unit propongano anche un percorso di preservazione della fertilità”.

Curigliano, “86% chances di guarigione per il tumore al  seno triplo negativo con l’immunoterapia ‘sandwich’, prima e dopo l’intervento chirurgico”   

“Si tratta di un risultato straordinario, impensabile fino a 5 anni fa”. Lo afferma il presidente eletto della Società europea di oncologia medica (Esmo), Giuseppe Curigliano, commentando i risultati dello studio Keynote-522 presentato al congresso Esmo e pubblicato contemporaneamente sul New England Journal of Medicine, che ha dimostrato come grazie all’immunoterapia con prembolizumab  insieme a chemioterapia prima dell’intervento chirurgico e continuata anche dopo la chirurgia, la possibilità di guarigione per le donne con tumore al seno triplo negativo ad alto rischio in stadio iniziale, una delle forme più aggressive, salga all’86,6%.

“con 5 anni di follow up – spiega Curigliano – è vivo l’86,6% delle donne con questo tipo di tumore e trattate con prembolizumab secondo questo terapia che potremmo definire ‘sandwich’, rispetto all’81% delle donne nel braccio di controllo dello studio.

Dunque, abbiamo incrementato all’86% la possibilità di guarigione in queste donne ad alto rischio, considerando che questo tipo di neoplasia solitamente sviluppa eventualmente metastasi nei primi tre anni dai trattamenti.

E’ un progresso enorme rispetto a 5 anni fa e vuol dire che sempre più donne oggi guariscono da questa forma di cancro”.

Curigliano invita però ad un attenta valutazione della neoplasia: “La mia raccomandazione è che quando si ha una diagnosi di tumore al seno bisogna sempre fare una biopsia con la caratterizzazione dei recettori, per  identificare le forme triple negative, ed è importante che le pazienti siano seguite dalle Breast Unit”.

Nel caso di questo tipo di neoplasia, infatti, “l’intervento chirurgico non va fatto subito, non è la prima misura da adottare ma, al contrario, va somministrata prima l’immunoterapia”.

Ed ancora: “Non fare questo trattamento pre-operatorio alle donne con tumore del seno triplo negativo rappresenta una malpractice, che potrebbe avere anche conseguenze medico-legali, dal momento che le linee guida in proposito sono chiare e lo raccomandano per un migliore esito delle cure.

Dunque – conclude il presidente eletto Esmo – la cosiddetta ‘terapia sandwich’ va sempre utilizzata in questo tipo di tumore”.

ANSA

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