POLITICA

Domani alle 11 Consiglio dei ministri per lo stato di emergenza in Emilia-Romagna. Meloni: “Pronti a stanziare 20 milioni”

La premier ha presieduto una riunione sull'emergenza

Le polemiche fra governo e opposizione sull’alluvione divampano, ma le istituzioni si tendono una mano: la premier Giorgia Meloni ha convocato a stretto giro il Consiglio dei ministri, dove l’unico punto all’ordine del giorno è l’approvazione della richiesta dello stato di emergenza avanzata dalla Regione per l’alluvione che ha colpito la Romagna, sedici mesi dopo quella, molto più violenta e che colpì un’area decisamente più estesa, del maggio 2023.

Dopo una giornata, quella di giovedì, di reciproche accuse furibonde, il giorno tre dell’emergenza era cominciato con la presidente facente funzione della Regione Irene Priolo, che nel punto stampa di metà mattinata per annunciare la richiesta dello stato d’emergenza, aveva fatto notare di aver ricevuto una telefonata dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella, ma di non aver ancora sentito la premier.

“Mattarella lo ringrazio tanto – aveva sottolineato – Meloni non m’ha chiamato, ma Mattarella sì”.

Nel pomeriggio il chiarimento, la convocazione del Consiglio dei ministri e la disponibilità da parte del governo di svolgere l’istruttoria in forma accelerata per la dichiarazione dello stato d’emergenza e la disponibilità di stanziare 20 milioni per le prime necessità.

“Ulteriori stanziamenti – ha detto Meloni – saranno resi disponibili all’esito delle ricognizioni successive all’emergenza”.

I rapporti, tuttavia, rimangono a dir poco freddi, anche perché, fra meno di due mesi in Emilia-Romagna si vota per le elezioni regionali e i temi relativi all’alluvione sono una delle chiavi di tutta la campagna elettorale. In prima linea ad attaccare la Regione Emilia-Romagna c’è il ministro della protezione civile Nello Musumeci, che anche oggi ha rincarato la dose.

“In dieci anni la Regione ha avuto 600 milioni per mettere in sicurezza il territorio – ha detto – se ogni volta che piove in Emilia-Romagna avviene il finimondo qualcosa non torna, anche perché è una delle regioni che ha consumato maggiore suolo negli ultimi anni”.

Parole che hanno fatto infuriare Irene Priolo, che ha raccolto il testimone di Stefano Bonaccini che aveva comunque affiancato nella gestione dell’alluvione di sedici mesi fa in qualità di vicepresidente con delega alla protezione civile.

“Bisogna chiedere al ministro Musumeci – ha replicato – perché questa attenzione solo sull’Emilia-Romagna visto che abbiamo l’alluvione anche nelle Marche. Si fa sempre dell’Emilia-Romagna un caso politico, ma non è normale.

Non si prenda la nostra regione come una regione non efficiente. È vergognoso. Veniamo descritti come una regione incapace e io non ci sto”.

Il Pd rilancia, soprattutto nei confronti di Musumeci e del viceministro bolognese Galeazzo Bignami, tornato ad attaccare la Regione, e accusa gli esponenti di centrodestra di sciacallaggio.

Trovando sponde in Carlo Calenda e Matteo Renzi, il quale, in particolare, chiede conto al governo del miliardo e 200 milioni che Ursula von der Leyen annunciò insieme a Giorgia Meloni.

“Non è che qualche ministero sta bloccando tutto?”, chiede il leader di Italia Viva. Ma anche in Giuseppe Conte, che invoca una presenza più diretta del commissario Francesco Paolo Figliuolo, più volte chiamato in causa in questi giorni anche dagli amministratori locali delle terre colpite, quasi tutti del Partito Democratico E così la figura del paciere arriva dalle file della Lega: “Siamo al fianco dei nostri fratelli emiliano-romagnoli – dice il presidente del Veneto Luca Zaia, che lancia un messaggio anche agli alleati – non è proprio il caso di fare polemiche.

A cose chiuse si possono fare molte considerazioni, ma in questo momento pancia a terra e lavorare tutti insieme”.

ANSA

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