Nuova enciclica del Papa: ‘Recuperare l’importanza del cuore’
'Tra guerre e squilibri il mondo sembra aver perso il cuore' dice Francesco nella 'Dilexit nos'. 'L'amore ai fratelli è il gesto più grande che possiamo offrire' precisa. Cinque i capitoli e 220 i paragrafi
Per esprimere l’amore di Gesù si usa spesso il simbolo del cuore.
Alcuni si domandano se esso abbia un significato tuttora valido. Ma quando siamo tentati di navigare in superficie, di vivere di corsa senza sapere alla fine perché, di diventare consumisti insaziabili e schiavi degli ingranaggi di un mercato a cui non interessa il senso della nostra esistenza, abbiamo bisogno di recuperare l’importanza del cuore”.
E’ il concetto espresso all’inizio di ‘Dilexit nos’ (Ci ha amati), la quarta enciclica di papa Francesco – contando anche la ‘Lumen fidei’ a quattro mani con Benedetto XVI – pubblicata oggi e dedicata all'”amore umano e divino del Cuore di Gesù Cristo”.
Quaranta pagine più sei di note le dimensioni del testo nell’originale in spagnolo.
Cinque i capitoli e 220 i paragrafi. “In questo mondo liquido è necessario parlare nuovamente del cuore; mirare lì dove ogni persona, di ogni categoria e condizione, fa la sua sintesi; lì dove le persone concrete hanno la fonte e la radice di tutte le altre loro forze, convinzioni, passioni, scelte”, spiega il Pontefice.
“Ma ci muoviamo in società di consumatori seriali che vivono alla giornata e dominati dai ritmi e dai rumori della tecnologia, senza molta pazienza per i processi che l’interiorità richiede. Nella società di oggi, l’essere umano ‘rischia di smarrire il centro, il centro di se stesso'”, aggiunge. In altre parole, “manca il cuore”.
Il Papa, ‘tra guerre e squilibri mondo sembra aver perso il cuore’
In una società – scrive il Papa nella nuova enciclica ‘Dilexit nos’ – che vede moltiplicarsi “varie forme di religiosità senza riferimento a un rapporto personale con un Dio d’amore”, mentre il cristianesimo spesso dimentica “la tenerezza della fede, la gioia della dedizione al servizio, il fervore della missione da persona a persona”, Papa Francesco propone un nuovo approfondimento sull’amore di Cristo rappresentato nel suo santo Cuore e invita a rinnovare la sua autentica devozione ricordando che nel Cuore di Cristo “possiamo trovare tutto il Vangelo”: è nel suo Cuore che “riconosciamo finalmente noi stessi e impariamo ad amare”.
Francesco spiega che incontrando l’amore di Cristo, “diventiamo capaci di tessere legami fraterni, di riconoscere la dignità di ogni essere umano e di prenderci cura insieme della nostra casa comune”, come invita a fare nelle sue Encicliche sociali Laudato si’ e Fratelli tutti.
E davanti al Cuore di Cristo, chiede al Signore “di avere ancora una volta compassione di questa terra ferita” e riversi su di lei “i tesori della sua luce e del suo amore”, affinché il mondo, “che sopravvive tra le guerre, gli squilibri socioeconomici, il consumismo e l’uso anti-umano della tecnologia, possa recuperare ciò che è più importante e necessario: il cuore”.
Nell’annunciare la preparazione del documento, al termine dell’udienza generale del 5 giugno, il Pontefice aveva chiarito che avrebbe aiutato a meditare sugli aspetti “dell’amore del Signore che possano illuminare il cammino del rinnovamento ecclesiale; ma anche che dicano qualcosa di significativo a un mondo che sembra aver perso il cuore”.
E questo mentre sono in corso le celebrazioni per il 350/o anniversario della prima manifestazione del Sacro Cuore di Gesù a Santa Margherita Maria Alacoque, nel 1673, che si chiuderanno il 27 giugno 2025.
‘Il Sacro Cuore di Gesù è una sintesi del Vangelo’
Nel terzo capitolo dell’enciclica ‘Dilexit nos’, “Questo è il cuore che ha tanto amato”, papa Francesco ricorda come la Chiesa riflette e ha riflettuto in passato “sul santo mistero del Cuore del Signore”.
Lo fa riferendosi all’Enciclica di Pio XII Haurietis aquas, sulla devozione al Sacro Cuore di Gesù (1956). Chiarisce che “la devozione al Cuore di Cristo non è il culto di un organo separato dalla Persona di Gesù”, perché noi adoriamo “Gesù Cristo intero, il Figlio di Dio fatto uomo, rappresentato in una sua immagine dove è evidenziato il suo cuore”.
L’immagine del cuore di carne, sottolinea il Papa, ci aiuta a contemplare, nella devozione, che “l’amore del Cuore di Gesù Cristo, non comprende soltanto la carità divina, ma si estende ai sentimenti dell’affetto umano”. Il suo Cuore, prosegue Francesco citando Benedetto XVI, contiene un “triplice amore”: quello sensibile del suo cuore fisico “e il suo duplice amore spirituale, l’umano e il divino”, in cui troviamo “l’infinito nel finito”.
Le visioni di alcuni santi, particolarmente devoti al Cuore di Cristo – osserva Francesco – “sono stimoli belli che possono motivare e fare molto bene”, ma “non sono qualcosa che i credenti sono obbligati a credere come se fossero la Parola di Dio”. Quindi il Papa ricorda con Pio XII che non si può dire che questo culto “debba la sua origine a rivelazioni private”.
Anzi, “la devozione al Cuore di Cristo è essenziale per la nostra vita cristiana in quanto significa l’apertura piena di fede e di adorazione al mistero dell’amore divino e umano del Signore, tanto che possiamo affermare ancora una volta che il Sacro Cuore è una sintesi del Vangelo”. Il Pontefice invita poi a rinnovare la devozione al Cuore di Cristo anche per contrastare “nuove manifestazioni di una ‘spiritualità senza carne’ che si moltiplicano nella società”.
È necessario tornare alla “sintesi incarnata del Vangelo” davanti a “comunità e pastori concentrati solo su attività esterne, riforme strutturali prive di Vangelo, organizzazioni ossessive, progetti mondani, riflessioni secolarizzate, su varie proposte presentate come requisiti che a volte si pretende di imporre a tutti”.
L’importanza dell’amore verso i fratelli
Il quinto e ultimo capitolo dell’enciclica di papa Francesco ‘Dilexit nos’, intitolato “Amore per amore” approfondisce la dimensione comunitaria, sociale e missionaria di ogni autentica devozione al Cuore di Cristo, che, nel momento in cui “ci conduce al Padre, ci invia ai fratelli”.
Infatti l’amore per i fratelli è il “gesto più grande che possiamo offrirgli per ricambiare amore per amore”.
Guardando alla storia della spiritualità, il Pontefice ricorda che l’impegno missionario di San Charles de Foucauld lo rese “fratello universale”: “lasciandosi plasmare dal Cuore di Cristo, voleva ospitare nel suo cuore fraterno tutta l’umanità sofferente”.
Francesco parla poi della “riparazione”, come spiegava San Giovanni Paolo II: “offrendoci insieme al Cuore di Cristo, ‘sulle rovine accumulate dall’odio e dalla violenza, potrà essere costruita la civiltà dell’amore tanto desiderato, il regno del cuore di Cristo'”.
L’Enciclica ricorda ancora con San Giovanni Paolo II che “la consacrazione al Cuore di Cristo ‘è da accostare all’azione missionaria della Chiesa stessa, perché risponde al desiderio del Cuore di Gesù di propagare nel mondo, attraverso le membra del suo Corpo, la sua dedizione totale al Regno’.
Di conseguenza, attraverso i cristiani, ‘l’amore sarà riversato nei cuori degli uomini, perché si edifichi il corpo di Cristo che è la Chiesa e si costruisca anche una società di giustizia, pace e fratellanza’”.
Per evitare il grande rischio, sottolineato da San Paolo VI, che nella missione “si dicano e si facciano molte cose, ma non si riesca a provocare il felice incontro con l’amore di Cristo”, servono “missionari innamorati, che si lascino ancora conquistare da Cristo”.
ANSA