A Venosa il 29 gli esiti del progetto SPIA
E' dedicato alla valorizzazione dei sottoprodotti dell’industria agroalimentare. Gli scarti di lavorazione dei comparti olivicolo, vitivinicolo e cerealicolo delle aziende della Basilicata, se trattati con i processi e le tecnologie più avanzate, possono generare benefici per il territorio
Il 29 ottobre alle ore 16, nella suggestiva cornice della Sala del Trono del Castello di Pirro del Balzo a Venosa, verranno presentati i risultati del progetto di ricerca SPIA dedicato alla valorizzazione dei sottoprodotti dell’industria agroalimentare.
L’iniziativa, organizzata dal Consorzio Vulture Dop, promossa dal Dipartimento Politiche di Sviluppo della Regione Basilicata e sostenuta dal Po Fesr 2014/2020, rappresenta un’importante tappa negli studi sui modelli di bioeconomia sostenibile.
All’incontro interverranno l’assessore regionale alle Politiche di Sviluppo, Francesco Cupparo, il sindaco di Venosa, Francesco Mollica, gli esperti dell’Università degli studi della Basilicata, dell’istituto di ricerca Agreenment, del Cnr e del Crea.
Ogni anno, in Europa, vengono prodotte oltre 2 miliardi di tonnellate di rifiuti organici, provenienti in gran parte dagli scarti agricoli.
La gestione e lo smaltimento di tali scarti comportano costi economico/ambientali elevati per le aziende e la loro mancata valorizzazione rappresenta un’opportunità sprecata.
Questi materiali, ricchi di composti organici preziosi, potrebbero infatti essere riutilizzati in settori come la cosmetica e la farmaceutica o per la produzione di mezzi tecnici in agricoltura.
Il progetto, che ha coinvolto aziende locali e istituzioni, tra cui l’Università degli Studi della Basilicata, Agreement, il Crea e il Cnr si è focalizzato sulla valorizzazione eco-sostenibile dei sottoprodotti provenienti da tre filiere chiave del settore agroalimentare lucano: cerealicola, olivicola e vitivinicola La ricerca ha messo in luce l’elevato potenziale economico di queste filiere e dei loro sottoprodotti, che si stima possano generare un valore di circa 81 milioni di euro.
Questo ha portato alla creazione di un Atlante degli scarti agroalimentari della Basilicata, un database georeferenziato che fornisce informazioni cruciali per ottimizzare la gestione e il riutilizzo degli scarti, individuando le aree con maggiore potenziale energetico.
Le aziende coinvolte, “Inol Masturzo”, “Consorzio di tutela Olio Dop del Vulture”, “Cantine del Notaio” e “Con.Pro.Bio Lucano”, hanno sperimentato l’utilizzo di tecnologie avanzate per ridurre gli scarti direttamente in campo, impiegando sensori, algoritmi predittivi e mappe di prescrizione per ottimizzare l’impiego delle risorse e migliorare i processi produttivi.
I sottoprodotti della filiera olivicola, come foglie, acque di vegetazione e sansa, sono stati valorizzati per le loro proprietà antiossidanti, mentre nella filiera enologica, residui come potatura e vinaccia sono stati trasformati in fonti naturali di antiossidanti.
Per quanto riguarda la filiera cerealicola, è stata studiata la pula di farro, riconosciuta per le sue proprietà benefiche. Inoltre, utilizzando sottoprodotti cerealicoli come la paglia di grano e la pula di farro, è stata sviluppata una procedura ecosostenibile per il trattamento delle acque di vegetazione dell’olio di oliva, considerate un’importante risorsa idrica da recuperare e valorizzare per scopi fertirrigui.
Il progetto ha anche esplorato l’utilizzo innovativo degli scarti per la bioconversione attraverso l’allevamento dell’insetto Hermetia illucens, che consente di trasformare i residui organici in farine proteiche per mangimi e ammendanti agricoli e l’uso di tea compost, favorendo così un ciclo produttivo completo e sostenibile.
Questo progetto rappresenta un punto di partenza importante per ulteriori ricerche nel campo dell’economia circolare applicata al settore agroalimentare, aprendo nuove opportunità di studio e valorizzazione dei sottoprodotti agricoli.
È anche un esempio virtuoso di collaborazione tra ricerca, istituzioni e imprese locali, dimostrando come una sinergia efficace possa generare risultati tangibili per l’economia del territorio.