POLITICA

Zaia esulta: ‘L’impianto dell’Autonomia è salvo, ora non si torna indietro’

Il governatore parla all'indomani delle indicazioni della Consulta su sette 'illegitimità' del disegno di legge Calderoli

È stato presentato un ricorso da quattro Regioni per dichiarare l’incostituzionalità e quindi affossare la legge Calderoli.

La Corte lo ha respinto. La riforma non è stata né bocciata né sospesa”. Lo spiega in un’intervista al Corriere della Sera Luca Zaia, il governatore del Veneto, dopo la sentenza della Consulta sull’Autonomia.

La Corte ha anche indicato sette ‘illegittimità’. “Sono richieste di modifica al governo perché coinvolga di più il Parlamento – prosegue -, ma non toccano l’essenza della legge. Calderoli provvederà alle correzioni necessarie”.

Le opposizioni dicono che la legge va riscritta. “Non mi risulta che non si possa andare avanti. E neanche che la Consulta abbia scritto che i tavoli di lavoro non possano continuare – aggiunge Zaia  Possiamo lavorare sulle nove materie non Lep”.

C’è chi chiede le dimissioni del ministro Calderoli. “Ha fatto un ottimo lavoro. C’è una parte della politica che odia il processo autonomista, non lo sopporta – conclude -. Ormai non si torna più indietro, chi pensa il contrario si illude. E i cittadini lo sanno. L’Autonomia o la si fa per scelta o si farà per necessità”.

Di diverso avviso è il costituzionalista Massimo Villone, tra i primi a organizzare la battaglia contro l’autonomia. Partendo dalle dichiarazioni di Calderoli secondo cui la Consulta avrebbe salvato la legge, Villone afferma che “il ministro mente sapendo di mentire, in fondo anche io al suo posto metterei in piedi una sceneggiata a beneficio del pubblico – prosegue – .

Fa come se nulla fosse successo, ma uno come lui non può non sapere che sta cercando di vendere un prodotto avariato”.

“La Corte ha dichiarato incostituzionali diverse parti del ddl e le integrazioni che farà il Parlamento dovranno rispettare le indicazioni dei giudici – spiega -. Capisco che non voglia dire di aver perso la partita, ma le trattative con le Regioni non possono non tenere conto della legge e in questo momento la legge non c’è, perché la Consulta ha detto che così com’è non va bene. È soltanto scena”.

ANSA

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