Trump nomina il generale Kellogg inviato speciale per la crisi tra Russia e Ucraina
Il generale e il piano (funesto per Kiev) per fermare la guerra
Donald Trump si affida al fedelissimo generale in pensione Keith Kellogg per una svolta nel conflitto fra Kiev e Mosca.
Il presidente eletto lo ha infatti nominato inviato speciale per l’Ucraina e la Russia, una guerra – ha promesso più volte durante la campagna elettorale – a cui metterà fine in 24 ore. “Insieme renderemo il mondo di nuovo sicuro”, ha detto Trump su Truth annunciando la sua scelta.
Ex consigliere alla sicurezza di Mike Pence durante i primi quattro anni alla Casa Bianca del tycoon, Kellogg è membro dell’America First Policy Institute, uno dei gruppi che si è formato quando Trump ha lasciato l’incarico per contribuire a spianare la strada alla prossima amministrazione repubblicana.
“Per mettere fine alla guerra fra Russia e Ucraina servirà una forte leadership dell’America First”, ha scritto Kellogg lo scorso aprile in un documento di ricerca in cui chiedeva agli Stati Uniti di utilizzare gli aiuti militari a Kiev come leva per promuovere i colloqui di pace con il Cremlino.
Nello specifico Kellogg aveva invocato a una “formale politica degli Stati Uniti per cercare un cessate il fuoco e una soluzione negoziata del conflitto”, con Washington pronta a continuare ad armare l’Ucraina e rafforzare le sue difese una volta raggiunto un accordo di pace per garantire che non ci fossero ulteriori progressi russi.
“I futuri aiuti militari americani, tuttavia, richiederanno che l’Ucraina partecipi ai colloqui di pace con la Russia”, aveva aggiunto. Su questi cardini si basa il piano di pace che Kellog avrebbe presentato nei mesi scorsi a Trump.
Un’iniziativa che prevede il congelamento delle linee di battaglia nelle posizioni prevalenti e, soprattutto, il costringere sia Kiev sia Mosca a trattare. Secondo il piano, gli Stati Uniti concederebbero all’Ucraina più armi solo nel caso in cui accettasse i colloqui di pace.
Allo stesso tempo Mosca sarebbe messa in guardia sul fatto che qualsiasi rifiuto a sedersi al tavolo si tradurrebbe in un aumento del sostegno americano a Kiev.
L’adesione alla Nato sarebbe inoltre stata esclusa, almeno nell’immediato futuro. Un piano difficilmente digeribile da Kiev, visto che di fatto concederebbe alla Russia il controllo incontrastato di vaste parti dell’Ucraina orientale.
E che non avrebbe strada in discesa neanche al Congresso, dove molti repubblicani sarebbero probabilmente riluttanti ad accettare maggiori aiuti all’Ucraina, anche se solo in forma ipotetica.
“Per mettere fine alla guerra fra Russia e Ucraina servirà una forte leadership dell’America First”, ha scritto Kellogg lo scorso aprile in un documento di ricerca in cui chiedeva agli Stati Uniti di utilizzare gli aiuti militari a Kiev come leva per promuovere i colloqui di pace con il Cremlino.
Nello specifico Kellogg aveva invocato a una “formale politica degli Stati Uniti per cercare un cessate il fuoco e una soluzione negoziata del conflitto”, con Washington pronta a continuare ad armare l’Ucraina e rafforzare le sue difese una volta raggiunto un accordo di pace per garantire che non ci fossero ulteriori progressi russi.
“I futuri aiuti militari americani, tuttavia, richiederanno che l’Ucraina partecipi ai colloqui di pace con la Russia”, aveva aggiunto. Su questi cardini si basa il piano di pace che Kellog avrebbe presentato nei mesi scorsi a Trump. Un’iniziativa che prevede il congelamento delle linee di battaglia nelle posizioni prevalenti e, soprattutto, il costringere sia Kiev sia Mosca a trattare.
Secondo il piano, gli Stati Uniti concederebbero all’Ucraina più armi solo nel caso in cui accettasse i colloqui di pace. Allo stesso tempo Mosca sarebbe messa in guardia sul fatto che qualsiasi rifiuto a sedersi al tavolo si tradurrebbe in un aumento del sostegno americano a Kiev.
L’adesione alla Nato sarebbe inoltre stata esclusa, almeno nell’immediato futuro. Un piano difficilmente digeribile da Kiev, visto che di fatto concederebbe alla Russia il controllo incontrastato di vaste parti dell’Ucraina orientale.
E che non avrebbe strada in discesa neanche al Congresso, dove molti repubblicani sarebbero probabilmente riluttanti ad accettare maggiori aiuti all’Ucraina, anche se solo in forma ipotetica.
ANSA