POLITICA

Bolognetti: Il mio Natale? Come è giusto che sia, in sciopero della fame

Dalle ore 23.59 del 21 dicembre sciopero della fame ad oltranza.

La Mozione fantasma sul diritto umano alla conoscenza. Fantasma come il fantasma di quel 2 ottobre che in Basilicata (e non solo) abbiamo accuratamente evitato di celebrare.

All’attenzione dei signori Consiglieri regionali, dei membri della Giunta e dell’Ufficio di Presidenza, del Presidente della Giunta regionale e del presidente del Consiglio regionale e per conoscenza al Presidente della Repubblica.

Direi che ce l’hanno fatta. Ce l’hanno fatta a non onorare le ragioni di Stato diritto e democrazia che mi avevano indotto a far fiducia ai miei interlocutori istituzionali e a sospendere il digiuno e lo sciopero della sete. Sono gli stessi, lo ricordo in primis a me stesso, che hanno accuratamente evitato di celebrare la “Giornata mondiale della nonviolenza” (2 Ottobre), risparmiandoci quanto meno una insopportabile dose di ipocrisia. Non per una, ma per ben due volte è saltata la discussione sulla Mozione “Su democrazia, diritto alla conoscenza, nonviolenza”, a prima firma Piero Marrese, sottoscritta anche dai Consiglieri Angelo Chiorazzo e Roberto Cifarelli.

Un Consiglio regionale saltato per mancanza del numero legale e il successivo, quello del 19 dicembre, chiuso prima che si potesse arrivare a discutere di Mozioni, sempre per mancanza del numero legale.

Per l’ennesima volta non una parola, solo un tombale silenzio sulle ragioni che mi avevano indotto a nutrire il mio Satyagraha con il digiuno (sola assunzione di acqua) e poi con lo sciopero della sete (rinuncia anche dell’acqua). Vi prego, sulle ragioni, non sullo strumento. Così come prego chi sarà raggiunto da questa lettera in una bottiglia di non svilirle e semplificarle le ragioni, il tentativo, l’ennesimo, di dare corpo, gambe e braccia alla fame di Stato di diritto, democrazia, conoscenza, giustizia, che da sempre animano il mio agire politico, di uomo, di cristiano, di cittadino. Prendo atto che la seduta di Consiglio del 19 dicembre è stata sciolta, così come la precedente che nemmeno era iniziata, per mancanza del numero legale e la discussione sulle Mozioni probabilmente è stata rinviata al 2025. E nel prenderne atto, ripeto: con le sole eccezioni che confermano la regola, dai miei interlocutori istituzionali è giunto solo un assordante silenzio.

A ciascuno il suo. A me, quindi, in coscienza e con il massimo senso di responsabilità, il “compito” di tornare a nutrire la mia fame di democrazia, giustizia e libertà attraverso lo strumento dello sciopero della fame ad oltranza, a partire dalle 23.59 del 21 dicembre. Sciopero che, diversamente dal digiuno, prevede l’assunzione di circa 300 calorie/die. Un modo per dare, darci e darmi tempo. Tempo per riflettere. Ai miei amici, ai miei compagni, parola meravigliosa la cui etimologia sta a significare «colui che mangia il pane con un altro», chiedo di non preoccuparsi della mia salute, ma dello stato di salute delle nostre democrazie, della nostra Costituzione. Ai miei medici, ad iniziare dal a me caro dott. Diodoro Colarusso e dalla dr.ssa Rosalia Lobresco, chiedo un supplemento di attenzione.

Si prova a spartire il “pane” di cose importanti per la vita di tutti e di ciascuno e lo si fa non lanciando molotov, ma provando a “sparare” amore e nonviolenza. Quale tempo migliore se non questo tempo che è tempo di “Avvento” ed “Epifania”, se non questo? Auguro a tutti e a ciascuno un Santo e sereno Natale. Auguri che rivolgo anche e soprattutto a chi sa solo farsi scudo di un potere che a volte è fine a sé stesso, arrogante, tracotante e tutto sommato impotente. E così, mentre ieri, dopo un’attesa durata ben 14 anni è stata finalmente istituita la figura del Garante dei diritti delle persone private della libertà personale, e io avrei aggiunto della “Comunità penitenziaria”, a cui ovviamente plaudo, dico che questo è tempo di ancorarsi con forza a tutte le ragioni che hanno nutrito la mia vita. Per citare una persona a me cara, quanto cari mi sono i Rosselli, i Salvemini, i Rossi e l’intera compagnia del “Non mollare”: “Il crimine più grande è stare con le mani in mano”. Per me che credo nella compresenza dei morti e dei viventi, è importante provare ad alimentare con la fame i miei interlocutori. Di abboffate di antidemocrazia, anti-stato di diritto, già ce ne sono tante, del resto. É giunto il momento di recuperare spiritualità, cuore, fede, giustizia sociale, conoscenza, verità, democrazia. Tutto sommato la Politica – quella con la P maiuscola – è o dovrebbe essere una cosa seria. Seria quanto è serio onorare le Istituzioni che veniamo chiamati a rappresentare. Che sia un Natale in cui prenda corpo la speranza, in cui ciascuno provi ad essere speranza. Spes contra Spem, appunto. Dimenticavo, un ringraziamento particolare lo rivolgo ai tanti che nei giorni scorsi hanno scritto al Presidente della Repubblica, alimentando con il loro gesto la mia azione nonviolenta e le sue ragioni. Perdonatemi se chiudo citando un passaggio del Vangelo di Matteo: “Non fate provvista né d’oro, né d’argento, né di rame nelle vostre cinture, né di sacca da viaggio, né di due tuniche, né di calzari, né di bastone, perché l’operaio è degno del suo nutrimento. In qualunque città o villaggio sarete entrati, informatevi se vi sia là qualcuno degno di ospitarvi e abitate da lui finché partirete”.

Di Maurizio Bolognetti, Segretario di Radicali Lucani e iscritto all’ODG

 

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