CULTURA E EVENTI

Riscoprire Babbo Natale tra religiosità e paganesimo saggio anni ’50 di Claude Lévi-Strauss indaga il nostro Natale

CLAUDE LEVI-STRAUSS, ”BABBO NATALE GIUSTIZIATO” (SELLERIO, pp.

110 – 13,00 euro – Traduzione di Clara Caruso) – Un Babbo Natale sorprendente, raccontato da uno dei padri dello strutturalismo e dell’antropologia culturale, in seguito a un fatto di cronaca: sul sagrato della cattedrale di Digione alla viglia di Natale del 1951 un fantoccio di questo personaggio dalla grande barba bianca e tutto vestito di rosso fu impiccato e poi bruciato in un eccesso di dimostrazione di una fede che si dichiara pura, rispetto alla commercializzazione e paganizzazione della festa cristiana.

Una festa, il Natale, festeggiato con una risonanza che non c’era prima della guerra e che è di diretta derivazione dell’influenza esercitata dagli Stati Uniti. Su queste altro interviene l’articolata introduzione al libro di Gianfranco Marrone.

Levi-Strauss punta il suo sguardo sui bambini in rapporto a questa credenza dalle ”coerenti illogicità”, essendo forse l’unica in cui gli adulti non credono, eppure spingono i bambini a credervi, facendone dei non iniziati periodicamente riuniti agli iniziati.

La stampa, dopo il fatto, difende Babbo Natale, che non fa male a nessuno e piace ai bambini e lo studioso annota che così si sfugge il problema, che non è capire perché piaccia ai piccoli, ma perché gli adulti lo abbiano inventato: ”non capita tutti i giorni all’etnologo l’occasione di osservare, nella società in cui vive, lo sviluppo improvviso di un rito e persino di un culto; di ricercarne le cause e di studiarne l’impatto sulle altre forme di vita religiosa”.

Il Natale come lo viviamo oggi è festa essenzialmente moderna, nonostante i suoi caratteri arcaicizzanti e l’albero di Natale lo si trova menzionato in testi tedeschi e inglesi da inizio Settecento e, tenuto conto di tradizioni, usi e costumi, ”appare come una soluzione sincretica, che concentra cioè in un solo oggetto esigenze sino a allora presenti, ma separate: albero magico, fuoco, luce durevole, verde persistente”.

Babbo Natale è invece creazione del tutto moderna e ancor più recente è la credenza che lo fa risiedere in Groenlandia e lo studioso si chiede in quale categoria sia da collocare dal punto di vista religioso.; ”Non può essere mitico, perché non c’è mito che renda conto della sua origine e delle sue funzioni; e non è nemmeno personaggio di leggenda, poiché non è collegato a alcun racconto semistorico”.

Si tratta semmai, nella sua forma soprannaturale e immutabile, di una divinità, e divinità di una sola fascia di età, cosa che lo differenzia da una divinità vera.

Conclude così che ”Babbo natale, innanzitutto, è l’espressione di un codice differenziale che distingue i bambini dagli adolescenti e dagli adulti”, collegandosi così a pratiche che gli etnologi legano ai riti di passaggio e iniziazione, che mettono in evidenza, in questo caso, dietro la contrapposizione tra adulti e bambini, una contrapposizione più profonda tra morti e vivi.

E su questa contrapposizione interviene l’antropologo Antonio Buttitta in un suo saggio che chiude il volume, in cui naturalmente si rimanda anche a tradizioni come quella siciliana, per cui i regali ai bimbi li portano i morti il due novembre.

Il discorso quindi si articola in profondità e senso, parla di storia e tradizione, di religiosità e paganesimo (”Resta da sapere se l’uomo moderno non possa difendere anch’egli i suoi diritti di essere pagano”), e Levi-Strauss torna alla cronaca sottolineando come il clero digionese, volendo distruggere Babbo Natale, ” non ha fatto altro che restituire alla sua interezza, dopo un’eclisse di qualche millennio, una figura rituale, facendosi così carico, col pretesto di distruggere, di provarne la perennità”.
ANSA (di Paolo Petroni)

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