CRONACA

Teheran, l’arresto di Sala non è una ritorsione per Abedini Portavoce governo: ‘Spero che il suo caso venga risolto’

L’arresto di Cecilia Sala non è “una ritorsione” dell’Iran per l’arresto del cittadino iraniano Mohammad Abedini Najafabadi da parte dell’Italia su mandato Usa.

Lo ha affermato la portavoce del governo di Teheran Fatemeh Mohajerani. “L’arresto di Sala non è correlato ad alcuna altra questione”, ha dichiarato Mohajerani citata da Isna. “Spero che il suo problema venga risolto”.

Nel giorno in cui l’Autorità delegata alla sicurezza della Repubblica, Alfredo Mantovano, ha comunicato al Parlamento – attraverso il Copasir – lo stato dell’arte sul caso di Cecilia Sala, dall’Iran si era fatta sentire ieri il portavoce del ministero degli Esteri, Esmail Baghaei: c’è un’inchiesta in corso sulla giornalista, ha fatto sapere, sottolineando che il suo arresto non ha legami con quello in Italia del cittadino iraniano Mohammad Abedini Najafabadi.

Mantovano ha riferito al Copasir per due ore e mezzo. E’ stato un incontro “costruttivo” ed “utile”, a quanto affermato da alcuni partecipanti. Il sottosegretario ha letto una relazione in cui ha ripercorso tutte le tappe della vicenda, dall’arresto della giornalista di Foglio e Chora Media il 19 dicembre fino ad oggi.

Ed i suoi intrecci con l’altro arresto, quello di Abedini, su mandato degli Stati Uniti. Ha indicato tutte le strade che si stanno percorrendo per riportare a casa al più presto Cecilia e – nell’attesa – alleggerire le condizioni della sua detenzione. Ha risposto alle numerose domande dei membri del Comitato parlamentare.

“Siamo fiduciosi”, ha detto al termine della riunione il vicedirettore del Copasir, Giovanni Donzelli, ricordando che “c’è stata la richiesta di silenzio stampa”, a chi gli chiedeva di riferire qualcosa sull’audizione.

Dall’Iran si è invece fatta sentire la voce del portavoce del ministero degli Esteri, che però continua a non chiarire quali sono le accuse di cui Sala è chiamata a rispondere.

“La giornalista italiana – ha spiegato – è stata arrestata per ‘violazione delle leggi della Repubblica Islamica (dell’Iran), come ha affermato in un comunicato il dipartimento dei media esteri del ministero della Cultura e dell’Orientamento Islamico.

L’annuncio sugli ultimi sviluppi e i dettagli del caso spetta al portavoce della magistratura (Asghar Jahangir)”. Baghai ha poi smentito legami con l’arresto dell’ingegnere iraniano.

“La giornalista italiana è stata detenuta per violazione delle leggi iraniane”, mentre, al contrario, ha sottolineato, “la misura presa dagli Stati Uniti contro Abedini è una sorta di presa di ostaggi”.

Schermaglie, dunque, in assenza di una formalizzazione dei capi d’imputazione per la 29enne romana. Intelligence e diplomazia italiane continuano intanto a lavorare senza sosta su vari livelli per una risoluzione del caso in tempi brevi.

Mentre anche le interlocuzioni politiche della premier Giorgia Meloni, volata a Mar-a-Lago da Donald Trump e pronta a ricevere l’attuale presidente americano Joe Biden in visita in Italia da giovedì prossimo, puntano a determinare condizioni favorevoli alla scarcerazione di Sala, evitando irrigidimenti sull’estradizione di Abedini.

Naturalmente, le condizioni ed il momento sono difficili. In misura maggiore rispetto al 2022 quando l’Italia riuscì ad ottenere il rilascio dell’attivista Alessia Piperno dopo 45 giorni.

Ma la vicenda ha anche un piano giudiziario che è centrale. E, nonostante i segnali da Teheran, i casi Abedini e Sala paiono intersecati.

L’attesa è per il 15 gennaio, quando la Corte d’appello di Milano discuterà la richiesta di concessione dei domiciliari avanzata dal legale di Abedini, detenuto ad Opera, che ha già avuto il parere negativo (non vincolante) della procuratrice generale Francesca Nanni.

Più lunghi i tempi per valutare la richiesta di estradizione da parte degli Usa. Va però considerato – e qui torna di prepotenza la politica – che il ministro della Giustizia Carlo Nordio può chiedere in qualsiasi momento la revoca della misura cautelare e non concedere l’estradizione, qualora venisse disposta.

ANSA

 

Pulsante per tornare all'inizio