Usa e Qatar spingono per chiudere un accordo per Gaza
Telefonata fra Biden e l'emire Al Thani, dopo i progressi a Doha. In attesa di una risposta di Hamas
Il presidente americano Joe Biden ha parlato oggi con l’emiro del Qatar Tamim bin Hamad Al Thani, per discutere dei negoziati in corso a Doha per un cessate il fuoco a Gaza e un accordo sulla liberazione degli ostaggi.
Lo riferisce la Casa Bianca in una nota.
Il presidente ha ringraziato l’emiro per la sua leadership e ha elogiato il ruolo di mediazione del primo ministro Mohammed bin Abdulrahman Al Thani.
Entrambi i leader hanno sottolineato l’urgente necessità di raggiungere un accordo per restituire gli ostaggi alle loro famiglie e portare sollievo immediato alla popolazione di Gaza attraverso un aumento degli aiuti umanitari consentito dal cessate il fuoco.
La telefonata fra Biden e Al Thani arriva mentre si segnalano progressi significativi compiuti dalla mezzanotte scorsa a Doha nei colloqui sull’accordo per il rilascio degli ostaggi e una tregua a Gaza tra la squadra israeliana, l’inviato di Trump Steve Witkoff e il primo ministro del Qatar Muhammad al-Thani.
Secondo i media israeliani, al-Thani ha incontrato i rappresentanti di Hamas, mentre Witkoff ha parlato con la delegazione israeliana per spingere le parti verso un accordo. La firma finale, secondo le fonti vivine al dossier, dipende ancora da Hamas: ‘La questione è se prenderà la decisione che trasformerà i negoziati in una decisione su un accordo definitivo. E’ nelle sue mani’.
E hanno aggiunto che è difficile dire se l’intesa è una questione di ore o di giorni. Al momento i problemi da superare riguardano la situazione nel nord della Striscia di Gaza, l’asse Filadelfia, l’esilio degli ergastolani per terrorismo se verranno liberati.
“Stiamo aspettando una risposta da Hamas, dopo la svolta avvenuta nella notte in Qatar: tutto ora dipende da Muhammad Sinwar”, fratello dell’ex leader di Hamas ucciso a Gaza, ha detto una fonte di alto livello israeliana, molto vicina ai colloqui sull’accordo per la liberazione degli ostaggi e una tregua a Gaza, citata dalla tv Kan.
“La svolta è stata raggiunta dopo i colloqui avvenuti nella notte tra il capo del Mossad David Barnea, il primo ministro del Qatar al Thani e l’inviato di Trump in Medio Oriente Steve Witkoff”, ha aggiunto la fonte.
“I dettagli dell’accordo per la liberazione degli ostaggi sono stati concordati e ora si attende una risposta definitiva da parte di Hamas”, riferisce Channel 12 sottolineando la drammaticità del momento e che per la prima volta l’intesa è interamente dettagliata. Il piano è sostanzialmente simile allo schema pubblicato a maggio: accordo in tre fasi, che inizierebbe con la liberazione di circa 34 israeliani della ‘lista umanitaria’.
In una nota pubblicata poco fa, Hamas comunica ai detenuti palestinesi che “sono vicini alla loro liberazione”. L’organizzazione terroristica di Gaza ha postato la stessa frase sul proprio canale Telegram, subito dopo la nota.
E nelle ultime ore è arrivata ai ministeri competenti israeliani una richiesta del governo che riguarda i preparativi delle strutture per accogliere gli ostaggi che dovrebbero essere rilasciati nell’ambito dell’accordo con Hamas. Lo ha annunciato questa sera la tv pubblica Kan. Se l’accordo verrà effettivamente approvato, i rapiti arriveranno in Israele nei prossimi giorni.
Hamas ha dichiarato che i colloqui su alcune questioni fondamentali per un accordo di cessate il fuoco a Gaza hanno fatto progressi e si lavora per chiudere: lo ha riferito un funzionario del gruppo palestinese ai media internazionali. “I negoziati su alcune questioni fondamentali hanno fatto progressi e stiamo lavorando per concludere al più presto ciò che resta da fare”, ha aggiunto il funzionario.
Poi, il 16mo giorno del cessate il fuoco, le parti inizieranno a discutere la seconda fase, che prevederà il ritorno dei giovani e dei soldati. Nella terza fase le parti discuteranno del governo alternativo nella Striscia e della riabilitazione di Gaza. Al-Arabiya aggiunge che la prima fase durerà 42 giorni, durante la quale Israele si ritirerà da diverse aree dove i residenti palestinesi ritorneranno. Sarà aumentato il volume degli aiuti umanitari.
Il capo del Comitato per i detenuti palestinesi Kadora Fares è in Qatar per incontrare i negoziatori e presentare la lista dei detenuti di Hamas e della Jihad islamica da rilasciare nell’ambito dello scambio con gli ostaggi prigionieri a Gaza, secondo quanto ha riferito a Ynet una fonte dell’Autorità nazionale palestinese.
Fares in un’intervista di ieri ha affermato che nella prima fase dell’accordo verrebbero liberati 25 ostaggi in cambio del rilascio di 48 condannati per terrorismo già rilasciati nell’accordo Shalit nel 2011 e nuovamente arrestati, circa 200 condannati per terrorismo all’ergastolo, come così come circa 1.000 altri prigionieri, compresi minorenni, donne e malati detenuti.
Ha poi aggiunto che le stime indicano che il numero effettivo di detenuti palestinesi che saranno rilasciati sarà molto più alto – più di 3.000 – dopo che Israele ha insistito per includere altri rapiti israeliani nella lista – compresi i soldati feriti. Per quei rapiti che non rientrano nella categoria “umanitaria”, probabilmente verranno rilasciati ancora più prigionieri condannati all’ergastolo.
Il Times of Israel, citando media del Qatar, riferisce che Israele ha presentato un piano ai mediatori di Doha che descrive in dettaglio la presenza israeliana nella Striscia di Gaza durante e dopo le varie fasi di un potenziale accordo di cessate il fuoco con gli ostaggi.
Secondo il quotidiano, Israele ha richiesto una zona cuscinetto di circa un chilometro e mezzo lungo il confine di Gaza che rimarrà sotto il controllo israeliano. In precedenza, un’area di 300 metri era stata considerata come zona cuscinetto: sebbene non vi fosse alcuna presenza delle Idf, c’era un accordo secondo cui le truppe avrebbero sparato a coloro che fossero entrati in quel territorio.
Secondo Al-Quds Al-Arabi, un accordo è stato raggiunto sulle varie aree da cui l’Idf si ritirerà nella prima e nella seconda fase dell’intesa, osservando che il cauto ottimismo degli Stati Uniti deriva dal fatto che l’attuale formulazione vedrebbe tutti gli ostaggi e i prigionieri palestinesi rilasciati nelle prime due fasi.
Gli argomenti ancora in discussione includono invece il numero di prigionieri palestinesi da rilasciare e dove saranno rilasciati coloro che stanno scontando pene dure. Israele ha affermato di aver bisogno di sapere quanti degli ostaggi sono vivi prima di accettare una cifra. Tuttavia, stando ai media, sono stati raggiunti accordi sulla gestione degli aiuti umanitari all’interno della Striscia.
Haaretz: ‘Israele pone il veto sulla liberazione di Barghouti’
Secondo fonti di Haaretz, Israele sta ancora ponendo il veto al rilascio di dieci detenuti ‘pesanti’, tra cui Marwan Barghouti, capo del braccio armato di Fatah, e Ahmad Saadat, capo del Fronte popolare per la liberazione della Palestina, che ha progettato l’assassinio del ministro israeliano Rehavam Ze’evi nel 2001, insieme ad altri alti membri militari di Hamas e della Jihad islamica.
Per evitare una crisi nei negoziati, le parti hanno concordato che il rilascio dei detenuti sarà discusso dopo il completamento della prima fase dell’accordo. Fonti palestinesi in Qatar hanno riferito che i colloqui di lunedì notte si sono concentrati, tra l’altro, sui dettagli del ridispiegamento dell’esercito israeliano nella Striscia di Gaza.
Secondo le fonti, gli Stati Uniti stanno facendo pressione su entrambe le parti per raggiungere un accordo e si sono impegnati a garantire l’attuazione di tutte le fasi dell’accordo.
ANSA