CRONACA

Anisap in audizione in Quarta Commissione: su nuovo Tariffario interventi urgenti

Un’analisi dettagliata delle pesanti conseguenze sui laboratori di analisi e sulle prestazioni ai cittadini a seguito dell’applicazione del Nuovo Nomenclatore delle Prestazioni, in vigore dal 30 dicembre scorso, è stata presentata dal presidente di Anisap Basilicata Roberto Cicchetti in audizione in Quarta Commissione del Consiglio Regionale (presidente Morea).

Cicchetti – accompagnato da Antonio Flovilla (Federbiologi) e da Francesco Toscani (Federlab) – ha spiegato che il nuovo Tariffario costringe i laboratori di analisi ad erogare i loro servizi a costi inferiori a quelli di produzione. Le conseguenze si ripercuotono su cittadini e personale dei laboratori.

 Per effetto dell’aggiornamento tariffario la riduzione si attesta al -20% rispetto al Nomenclatore in vigore fino al 2024 che si caratterizzava già per una forte riduzione avvenuta nel 2012 del 40% in meno rispetto al nomenclatore del 1996.

In 13 anni la tariffa media di una prestazione di laboratorio si è praticamente dimezzata. Il presidente Anisap ha mostrato un dato allarmante:  in Basilicata (Tariffario Balduzzi) il ricavo medio 2024 è stato pari a 4,17 euro; nel 2025 raggiungerà i 3,34 euro contro i 5,07 euro in Emilia Romagna (calcolato su un pool di prestazioni a maggiore frequenza).

Di qui il giudizio: il tariffario risulta essere non sostenibile in quanto a fronte di una ulteriore riduzione tariffaria corrisponde un aumento dei costi di produzione tra i quali costi energetici, costi del lavoro, costi legati all’implementazione di tecnologie avanzate, costi delle materie prime (reagenti), costi correlati ad adempimenti di legge.

Altri dati forniti da Cicchetti: il taglio tariffario si aggiunge ad una situazione non sostenibile che ha visto nel 2024 su un finanziamento totale di 25,7 milioni di euro l’assegnazione del tetto di spesa ai 18 laboratori accreditati di soli 6,7 milioni di euro a fronte di una produzione 2024 pari a 11,0 milioni di euro con risorse mancanti per finanziare l’intera produzione di 4,3 milioni di euro (il 40% delle prestazioni non sono remunerate).

Una doppia forbice, taglia risorse ad un comparto che eroga servizi sanitari fondamentali di grande valore clinico.

L’ impatto del nuovo tariffario produce, dunque,  inevitabili conseguenze:  perdita di ore lavoro e/o posti di lavoro presso le strutture private-accreditate; l’aumento della partecipazione alla spesa sanitaria a carico del cittadino per numerose prestazioni che risultano, ad oggi, sottocosto; l’allungamento delle liste di attesa.

Il presidente dell’Anisap ha sintetizzato le proposte più urgenti: una rivalutazione dei valori tariffari di quelle prestazioni che risultano non remunerative o addirittura sottocosto, lasciando la codifica del Nuovo Nomenclatore; una sorta di tariffario regionale misto adattato alla regione Basilicata attraverso la costituzione di un  tavolo tecnico pubblico-privato che possa rivalutare le tariffe in linea con le esigenze gestionali dei laboratori pubblici e privati al fine di evitare il rischio di uno scadimento dei servizi (intasamento delle liste di attesa) e di penalizzazione economica a carico dei cittadini.

In altre Regioni, come Emilia Romagna lo hanno già deliberato in quanto hanno ritenuto diseconomico il Nuovo Nomenclatore relativamente alle prestazioni di laboratorio (in Lombardia se ne stanno occupando, in Friuli hanno deliberato un tariffario regionale)

Durante l’audizione i rappresentanti Anisap , Federbiologi e Federlab hanno sollevato, con i criteri di definizione dei tetti di spesa, la questione che riguarda 13 strutture sanitarie accreditate alle quali l’ASP ha intimato, con formale diffida, a restituire somme ingenti per prestazioni erogate tra il 2015 e il 2021, a seguito di un ricalcolo dei tetti di spesa assegnati in quegli anni, ricalcolo resosi necessario a seguito di sentenze del Tar che hanno annullato le relative delibere che definivano le assegnazioni.

Le Associazioni contestano questo “modus operandi” delle amministrazioni (ASM e ASP), tanto più che è stato intimato il recupero forzoso delle somme sulle future fatturazioni di prestazioni nel 2025.

Non è pensabile – è stato evidenziato – che le imprese sanitarie a distanza di anni debbano restituire somme per prestazioni erogate in forza di contratti validi all’epoca per compensare le somme che, dal ricalcolo, debbano essere legittimante ristorate a chi ha subito penalizzazioni. Questo presuppone un ulteriore motivo di contenzioso  da parte delle imprese sanitarie, le Associazioni seguiranno con grande attenzione l’evoluzione della situazione.

E’ stata trattata anche la questione dei criteri di definizione dei tetti di spesa 2025 rispetto alla cui ipotesi di utilizzare il parametro del consuntivo 2014 le Associazioni hanno espresso una forte contrarietà.

Assegnare oggi delle risorse sulla base di parametri vecchi di 10 anni è una ipotesi assolutamente inaccettabile, i tetti di spesa devono essere definiti con criteri nuovi, basati sulla reale capacità produttiva delle imprese sanitarie. Il criterio ragionieristico del consuntivo non è più accettabile soprattutto se si va indietro nel tempo di 10 anni.

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