Donne in Campo-Cia: l’agricoltura femminile esiste. Subito legge quadro ad hoc

Oggi le imprese agricole femminili sono le grandi assenti da fondi e misure. Fuori dalla Pac, dal Pnrr e anche da incentivi specifici. Per questo è tempo di trasformare i proclami a favore delle donne del settore in azioni concrete e politiche dedicate, cominciando da una legge quadro ad hoc.
È l’appello lanciato da Donne in Campo-Cia. L’associazione mette in fila i provvedimenti mancati e stila un elenco di priorità per invertire la tendenza e dare voce e sviluppo alle aziende agricole rosa, 200.000 solo in Italia, una su cinque in Europa, riconoscendo finalmente il ruolo chiave delle donne nel comparto: motore dell’agricoltura familiare, presidio di territori e aree interne, collante sociale delle comunità rurali, faro di biodiversità e sostenibilità.
D’altra parte, l’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha dichiarato all’unanimità il 2026 come Anno internazionale delle donne agricoltrici, invitando gli Stati membri ad “aumentare la consapevolezza del ruolo cruciale che svolgono nei sistemi agroalimentari di tutto il mondo”, anche incentivando l’adozione di misure efficaci davanti a sfide e discriminazioni.
”La cultura rurale, la biodiversità agroalimentare e il cibo sono tre patrimoni che costituiscono il valore della terra e di chi la lavora: un patrimonio materiale e immateriale inestimabile, del quale noi ci facciamo animatori e custodi”, sottolinea Concetta La Rocca, presidente Donne in Campo-Cia della Basilicata.
Le imprenditrici – ha aggiunto – sono in particolare custodi della biodiversità mettendo al centro dello sviluppo post Covid agricoltura e territori, salvaguardia del cibo, la filiera agro-alimentare.
E’ sempre più forte il legame tra ruralità, agricoltura, filiera agroalimentare, ruolo e centralità delle donne, biodiversità, tutela della terra, del suolo, delle foreste. Per questo, per sostenere e valorizzare il ruolo delle donne in agricoltura e nell’agroalimentare, sono necessari sostegni ed azioni per rafforzare e promuovere l’imprenditoria agricola femminile”.
La presidente nazionale di Donne in Campo, Pina Terenzi: “vogliamo ribadire l’urgenza di interventi istituzionali davvero in grado di sostenere l’imprenditoria agricola femminile.
Perché, ad ora, le donne si trovano escluse sia dai fondi nazionali finanziati dal Piano di ripresa e resilienza che da quelli settoriali.
Anche il Fondo Impresa Donna ammette agli stanziamenti tutti i settori, compreso quello della trasformazione alimentare, ma tiene fuori la produzione agricola. Creando uno svantaggio ulteriore”.
Ecco perché, ha continuato Terenzi, “innanzitutto chiediamo con forza al governo che, nella prossima manovra, trovi spazio la misura Più Impresa di Ismea, non rifinanziata dall’ultima legge di Bilancio.
Chiediamo, quindi, che si approvi in tempi stretti una legge quadro per l’imprenditoria femminile in agricoltura, che preveda la costituzione di un Ufficio permanente presso il Masaf e di un Osservatorio, con l’obiettivo di promuovere l’accesso delle donne all’attività agricola.
Chiediamo, infine, che si studino misure di priorità per le aziende agricole femminili nei bandi e che se ne tenga conto nel PSP (Piano Strategico della Pac) dando indicazioni omogenee alle Regioni”.