CULTURA E EVENTI

Un pezzo di cultura locale: i giochi tradizionali della Basilicata

La Basilicata, regione ricca di storia e tradizioni, conserva un patrimonio ludico che riflette l’identità e la cultura delle sue comunità, come accade in tante altre realtà italiane, ciascuna con le proprie tipicità. I giochi tradizionali lucani, tramandati di generazione in generazione, rappresentano momenti di socializzazione e divertimento collettivo, anche se alcuni di questi sono finiti nel dimenticatoio dato che ormai la diffusione del gioco in formato digitale. I passatempi si sono trasferiti sempre più online, togliendo spazio al gioco fisico dal vivo: si pensi all’avanzata dei videogame, dei giochi di carte in digitale o di giochi da tavolo e applicazioni con quiz e rompicapo. Eppure i giochi tipici locali in molte aree del Paese riescono comunque a mantenere un loro fascino e alcuni di questi a ritrovare un riconoscimento a livello internazionale.

Il Pizzicantò, ad esempio, è stato riconosciuto come Patrimonio Immateriale dell’Umanità dall’UNESCO nel 2003. Si tratta di una pratica folkloristica diffusa nell’Italia meridionale, particolarmente in Basilicata, che consiste nella formazione di una torre umana, simili a quelle forse più conosciute della tradizione di Barcellona. Partecipanti robusti si dispongono in cerchio, tenendosi stretti con le braccia, mentre altri si arrampicano su di loro fino a formare una struttura verticale. Una volta raggiunto l’equilibrio, la torre inizia a ruotare su se stessa, accompagnata da canti tradizionali.

Non è più praticato ma era molto conosciuto il Mazz a ndrit, un gioco che coinvolgeva due o più partecipanti richiedendo l’uso di due bastoni: uno lungo circa un metro (la “mazza”) e uno più corto, di circa 20 cm (la “ndrit”), con estremità appuntite. Si praticava una buca nel terreno dove si poggiava l’estremità della mazza, mentre l’altra era impugnata dal battitore. Il battitore lanciava in aria la “ndrit” e cerca di colpirla prima che tocchi terra, allontanandola il più possibile. Il lanciatore la recuperava e la rilanciava verso la buca con l’obiettivo di avvicinarsi il più possibile.

Anche il Tozzamur era molto praticato nella tradizione lucana. Si tratta di un passatempo per due o più persone, praticato con bottoni, tappi di bottiglia o monete, e richiedeva la presenza di un muro liscio. I giocatori lanciavano a turno il proprio oggetto contro il muro, cercando di farlo cadere il più vicino possibile a quelli degli avversari, mantenendo una distanza massima di un palmo. Chi riusciva in questo intento raccoglieva gli oggetti degli altri giocatori.

Si pratica invece ancora oggi il Patruni e Sutta, conosciuto anche come “Padrone e sotto”. Si tratta di un passatempo molto conosciuto in Basilicata ma è praticato anche in Calabria e Campania: è un gioco di bevute in cui i partecipanti utilizzano un mazzo di carte italiane. L’obiettivo è bere e far bere gli avversari, cercando di evitare di rimanere “olmo”, ovvero colui che non beve. La prima fase del gioco coincide con una tradizionale partita a scopa, nella seconda fase invece si procede alla redistribuzione delle carte: chi possiede la primiera più alta è definito u patruni (il padrone), il secondo è u sutta.

Un altro gioco piuttosto celebre è un gioco di carte, chiamato Asino, conosciuto in Basilicata come “Ciuccio”. Il gioco è molto semplice e adatto a tutte le età. Si utilizza un mazzo italiano da cui viene rimossa una carta a scelta, lasciando un numero dispari di carte. I giocatori scartano le coppie di carte dello stesso valore e, a turno, ne pescano una dal giocatore alla loro sinistra, cercando di formare nuove coppie da scartare. Il gioco continua fino a quando tutte le coppie sono state scartate, lasciando un solo giocatore con la carta spaiata, che viene designato come “asino” o “ciuccio”.

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